DON ANDREA GALLO
Il vangelo di un utopista /
Le preghiere di un utopista
Aliberti Editore
Aliberti Editore
Reggio Emilia-Roma, 2011
Prefazione di Loris Mazzetti
<<Il Vangelo è vita, è liberazione, è il gusto e il rischio della vita (…) Quando sei convinto che a trecento metri ci sia quello che vuoi raggiungere, li percorri e ti rendi conto che l’utopia è trecento metri più in là. Per questo ti dici: “Allora è veramente irrealizzabile”. Invece no, perché c’è un aspetto positivo: che si sta camminando, e l’utopia si realizza strada facendo (…) Quando gli uomini e le donne cercano di entrare in contatto con Dio, allora nascono le preghiere: ci sono anche delle formule prefissate, ma la vera preghiera è l’espressione che viene dal profondo del cuore (…) Sono un cattolico, ma prima di tutto appartengo alla razza umana (…) Ho avuto cinque cardinali, non mi hanno mai scomunicato! Una volta uno di loro mi ha chiamato, aveva un mucchio di lettere, e mi ha detto: “Guarda cosa scrivono i fedeli di te! Sei sempre con i delinquenti, i farabutti, le puttane, i transessuali!” Io ho replicato: “Ma scusi eminenza, ma Gesù come si sarebbe comportato?” “Ah se la metti su questo piano....” E su che piano la deve mettere un povero cristiano come me? A me piace pregare, rivolgermi a questo grande amore, al cosmo... perché l'inferno non c'è. Tutte le volte che sentite parlare dell'inferno e di Dio con un aspetto punitivo o vendicativo non credeteci! (…) Sperate nell’impossibilità, perché Dio è oltre l’impossibile…>>
‘DON’ ANDREA GALLO, da Il vangelo di un utopista (2011)
<<Se il tuo Dio è bambino di strada umiliato, maltrattato, assassinato, bambina, ragazza, donna violentata, venduta, usata, omosessuale che si dà fuoco senza diritto di esistere, handicappato fisico, mentale, compatito, prostituta dell’Africa, dei Paesi dell’est, che tenta di sfuggire la fame e la miseria creata dai nostri stessi Paesi, transessuale deriso e perseguitato, emigrato sfruttato e senza diritti, barbone senza casa né considerazione, popolo del Terzo mondo al di sotto della soglia di povertà, ragazza mai baciata, giovane senza amore, donna e uomo cancellati in carcere, prigioniero politico che non svende i suoi ideali, ammalato di Aids accantonato, vittima di sacre inquisizioni, roghi, guerre, intolleranze religiose, indigeno sterminato dall’invasione cattolica dell’America, africano venduto come schiavo a padroni cristiani, ebreo, rom, omosessuale o altro dissidente sterminato ad Auschwitz e negli altri lager nazisti o nei gulag sovietici, morto sul lavoro sacrificato alla produzione, palestinese, maya o indigeno derubato della sua terra, vittima della globalizzazione; se il tuo Dio ti spinge a condividere con loro ciò che hai e ciò che sei, a difendere i diritti degli omosessuali e degli handicappati, a rispettare quelli che hanno altre religioni e opinioni, a stare dalla parte degli ultimi a preferire loro all’oppressore che vive nei fasti di palazzi profani o sacri, viaggia con aerei privati, viene ricevuto con gli onori militari e osannato dalle folle; se egli considera la terra e i beni non come privilegio di alcuni, ma come proprietà di tutti, se ama ricchi e oppressori strappando loro le ingiustizie che li divorano come cancro togliendo il superfluo rubato e rovesciando i potenti dai loro troni sacri o profani, se non gli piacciono le armi, le guerre e le gerarchie, se non fa gravare, come i farisei, pesi sugli altri che lui stesso non può portare, se non proibisce il preservativo che ostacola la diffusione dell’Aids, se ha rispetto per chi vive delle gravidanze non desiderate, se non impone alle donne le sue convinzioni sull’aborto ma sta loro vicino con amore e solidarietà, se non è maschilista e non discrimina le donne, se non toglie alle persone non sposate il diritto di amare, se non consacra la loro subordinazione, se non impone nulla, ma favorisce la libertà di coscienza, se rispetta gli altri dei e le altre dee, se non pensa di essere il solo vero Dio (...); se è umile, tenero, dolce, a volte smarrito e incerto, se si arrabbia quando è necessario (...); se è povero tra i poveri, se annuncia a tutti il vangelo di liberazione degli oppressi e ci libera da tutte le religioni degli oppressori; allora qualunque sia il suo nome, il suo sesso, la sua etnia il colore della pelle, nera, gialla, rossa o pallida, qualunque sia la sua religione, animista, cattolica, protestante, induista, musulmana, maya, valdese, shintoista, ebrea, buddista, dei testimoni di Geova, Chiesa dei santi degli ultimi giorni, di qualsiasi Chiesa o setta non m’importa egli sarà anche il mio Dio perché manifestandosi negli ultimi è Amore con l’universo delle donne e degli uomini, nello spazio e nel tempo e con la totalità dell’essere, amore cosmico che era, sta e viene nell’amore di tutte le donne e di tutti gli uomini, nei loro sforzi per la giustizia, la libertà, la felicità e la pace…>>
‘DON’ ANDREA GALLO, da Le preghiere di un utopista (2011)
DON GALLO nella foto presa dal sito Oliviero Beha.it – il primo blog civico nel segno di Zorro, o direttamente olivierobeha.it, il post di riferimento è Col sigaro in Paradiso: è morto
Don Gallo, il prete degli ultimi dello stesso Oliviero Beha
Per una nota biografica rimando al sito ufficiale della mitica Comunità San Benedetto di Genova:
<<Il sigaro, il cappello, la voce roca, le sue verità rivoluzionarie. E’ morto a Genova Don Gallo (si chiamava Andrea, ma restava sempre sottinteso), da diversi giorni in condizioni di salute critiche. Don Gallo lo guardavi, lo sentivi parlare, e non potevi fare a meno di pensare che strano corpaccione fosse la Chiesa cattolica italiana, capace di contenere lui insieme a Ruini, Scola, Andreotti, Comunione e liberazione… Prete, comunista, anarchico, no global, irriducibile dei “movimenti”, sempre dalla parte degli “ultimi” (...) Don Gallo se ne va a 84 anni, dopo infinite dispute coi suoi superiori sul senso della Chiesa e del Vangelo. Ora, finalmente, scoprirà chi aveva ragione...>>
MARIO PORTANOVA, Il Fatto Quotidiano (22 maggio 2013)
Per l’originale (che consiglio di leggere perché è davvero di un’intensità straordinaria):
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05/22/don-gallo-laltra-faccia-della-chiesa-addio-al-prete-dei-movimenti/600896/<<Sentire una messa di Don Gallo era un’esperienza meravigliosa. Capite? Se ne vanno queste persone qui e a noi chi resta? A noi restano questi politici sempre uguali e sempre al potere. Restano quelli della trattativa Stato-mafia (...) Non vorrei essere al posto di Dio quando se lo troverà davanti col sigaro…>>
BEPPE GRILLO, durante un comizio a Imola,(23 maggio 2013)
<<Di Andrea Gallo conosco quasi tutto. Mi sono reso conto, studiando la sua vita, che è quella di un grande rivoluzionario. Sicuramente lui non sarà d'accordo con questa affermazione, scommetto che mi direbbe: “Io ho seguito solo le impronte lasciate da altri”. Lui è un grande rivoluzionario, non solo per il bene che fa, ma per la forza della sua parola, l'esempio dato dal suo modo di vivere (Dio sa quanto abbiamo bisogno di esempi in questa società che sta distruggendo i valori, dove morale ed etica solo sono optional e quindi non obbligatori), per la capacità di rendere semplice tutto quello che è complicato…>>LORIS MAZZETTI, dalla Prefazione a Sono venuto per servire, libro-intervista di Don Gallo e Loris Mazzetti, Aliberti Editore, 2010
<<“Quando gli uomini e le donne cercano di entrare in contatto con Dio, allora nascono le preghiere: ci sono anche delle formule prefissate, ma la vera preghiera è l’espressione che viene dal profondo del cuore”: queste parole di don Andrea Gallo son facilmente condivisibili. Tutti, più o meno, la pensiamo così. Ma quanto deve essere grande il cuore di chi ha scritto questa preghiera e quanto profondamente il suo cuore è entrato in contatto col cuore di Dio? “Se il tuo Dio” è la sconfinata preghiera di un utopista il cui Dio davvero ha un nome “che è al di sopra di ogni altro nome”. Don Andrea… grande vecchio, prete di strada, vecchio partigiano, vecchio utopista, vecchio bambino mai cresciuto: grazie...>>
MARIA URCIUOLI, dal sito Incipiamus Fratres... - il blog dei francescani secolari, o piuttosto ofszonavellino.altervista.org; sono le bellissime parole che accompagnano la pubblicazione (a firma di Ciro, 22 dicembre 2011 - due anni prima della morte di 'Don') della poesia-preghiera di Don Gallo Se il tuo Dio, tratta proprio dal Vangelo di un utopista e che potete leggere anche all'inizio del mio post...
<<Nella Chiesa certi personaggi non andrebbero messi ai margini, per non avere fastidi. E’ troppo facile, quando non ci sono più, dire che sono stati dei grandi personaggi, visto che da morti non possono più creare problemi, vedi don Milani. Dovremmo abituarci ad accettare il modo di pensare di chi, stando nel “coro”, vede le cose in modo diverso, perché solo così potremo sperare di crescere, cioè interrogandoci anche sulle cose scomode. Grazie a don Gallo perché la tua voce ci spinge a riflettere anche dei “tabù” che la “gerarchia” ci impone e grazie a Maria che ci ha dato l’opportunità di parlarne, nella speranza di avere, in seguito, altre occasioni per farlo...>>
CIRO, vedi Nota e link precedente...
<<Gallo ci ha ricordato che l'etica è più importante della fede, come il filosofo e grande pensatore dell'ebraismo Emmanuel Lévinas suggerisce nel suo saggio “Amare la Torah più di Dio”. Come già il profeta d'Israele Isaia dichiara con parole infiammate, il Santo Benedetto stesso chiede agli uomini di praticare etica e giustizia perché disprezza la fede vuota e ipocrita dei baciapile (…) Il profeta autentico non predice il futuro, non è una vox clamans nel deserto, è l'appassionata coscienza critica di una gente, di una comunità, di un'intera società, ed è questa coscienza che si incide nella prole perché le parole diventino fatti, azioni militanti ad ogni livello della relazione interumana e per riconfluire in parole ancora più gravide di quella coscienza trasformatrice (...) Con il poderoso strumento della sua coscienza cristiana, antifascista, critica, militante, laica ed evangelicamente rivoluzionaria, il prete cattolico Gallo, è riuscito a confrontarsi con i temi socialmente più urgenti ed eticamente più scabrosi smascherando i moralismi, le rigidità dottrinarie, le ipocrisie che maldestramente travestono le intolleranze per indicare il cammino forte della fragilità umana come via per la liberazione (…) In don Gallo si è compiuto il miracolo dell'ubiquità: lui è stato radicalmente cristiano e anche irriducibilmente cattolico, ma potrebbe anche essere ricordato come uno tzaddik chassidico, così come è stato un militante antifascista ed un laicissimo libero pensatore. Per me il Gallo resta un fratello, un amico, una guida certa, un imprescindibile e costante riferimento. Per me personalmente, la speranza tiene fra le labbra un immancabile sigaro e ha il volto scanzonato di questo prete ribelle.…>>
MONI OVADIA, da Il manifesto del 23 maggio 2013
DON GALLO con una gigantografia del caro De André alle spalle, in una splendida foto di Manuel Garibaldi, presa dal sito Arcinvalle.wordpress.com, inserita nel post di Maurizio Colleoni Addio a Don Gallo del 23 maggio 2013
C'è
stato un cambiamento imprevisto nel programma. Per il quarto post avevo già in
cantiere Gesù Messia o Mago? Indagine sulla vera natura del Nazareno,
di Morton Smith, che invece sarà rinviato al quinto post. Perché è morto a
Genova nei giorni scorsi - proprio ieri abbiamo visto i suoi funerali - uno dei
pochi veri grandi Mistici dell'Italia del Novecento, Don Andrea Gallo o semplicemente ‘Don’, al quale avevo già preventivato di dedicare
una nicchia della mia Biblioteca, ma non pensavo così presto. Questo quarto
post segnala pertanto quel gioiellino che è Il vangelo di un
utopista (e Le preghiere di un utopista, in allegato), che
io personalmente (e sicuramente non solo io) credo non abbia proprio nulla da
invidiare ai grandi classici della mistica europea…
DON GALLO in una delle sue innumerevoli (e straordinarie) 'apparizioni pubbliche', in una foto presa dall'articolo Al Giornale salutano Don Gallo: “Sinistronzo e cattocomunista” (23 maggio 2013) di Dario Ferri sul sito Giornalettismo.com
Di
‘Don’ in questi giorni si è detto e raccontato di tutto, soprattutto da parte
di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo, ma forse si è detto e
raccontato in una chiave più ‘pragmatica’, più ‘sociale’, più ‘politica’ di
quanto in realtà meritasse. ‘Don’ col pugno alzato; ‘Don’ che canta Bellaciao;
‘Don’ (giustamente e splendidamente) incazzato contro i politicanti corrotti e
avidi di potere e di denaro che la storia d’Italia fatica a lasciarsi dietro;
‘Don’ contro un regime – quello attuale che persiste senza il minimo segno di
svecchiamento da oltre vent’anni – che non può certo arrogarsi il diritto di
essere diverso da quel regime fascista che ‘Don’ aveva vissuto sulla propria
pelle come dissidente e partigiano; ‘Don’ in odore di scomunica da parte di
quell'establishment ecclesiastico che coi politici di cui parlavamo ci ha
sempre mangiato e bevuto assieme senza farsi troppi problemi; il prete
degli ultimi, il prete comunista, il prete da
marciapiede, e via dicendo. Nulla in contrario, anzi: condivisione piena e
appoggio incondizionato, per dirla telegraficamente. Il problema è che un uomo
eccezionale come il Gallo meriterebbe qualcosa di più, per lo meno un’analisi
più approfondita, magari del Gallo come produttore di pensiero più
che personaggio mediatico, un’analisi che non sia circoscritta al
tedioso cliché del buon cristiano quello vero. Anche perché poi non
è così, tutto sommato: il cristianesimo buono e vero non
è mai esistito, in realtà; in tutta la storia del cristianesimo, gli episodi in
cui i cristiani sono stati vittime e non prepotenti oppressori sono davvero
pochi. Come d’altronde ci ha ricordato il geniale Vauro, l’altra sera da Santoro,
proprio salutando Don Gallo: <<di preti in paradiso se ne vedono ben pochi>>…Ma
lasciamo perdere queste puntualizzazioni, non è il luogo né il momento
adatto...
La foto è presa da Città Nuove Corleone - il giornale on-line della zona del corleonese (cittanuovecorleone1.blogspot.it), ed è stata inserita nell' articolo (25 luglio 2010) di Stefano Fantino Don Gallo e Don Ciotti, la messa dei diritti. Verità, giustizia e passione per i più deboli: l’appello dei sacerdoti nella Genova del centro storico
Don
Gallo era semplicemente un uomo meraviglioso, a prescindere dall’abito talare
che indossava. Ma non soltanto per il suo impegno “a sostegno degli ultimi”. Il
nostro ricordo e la nostra considerazione, per quanto immensi, non possono
esaurirsi qui, è questo che voglio dire. ‘Don’ era molto, molto di più che
tutto questo. Era soprattutto un mistico, nella sua accezione più
autentica, un illuminato, un vero e proprio bodhisattva dei
nostri tempi: il bodhisattva, per dirla in breve, è - per lo meno
nel buddhismo mahayana - quel buddha, cioè quel
“risvegliato”, il quale, una volta raggiunta la perfezione spirituale e quindi
la liberazione dai tentacoli dell’esistenza materiale e illusoria, rifiuta la
liberazione e resta sulla terra per aiutare tutti gli altri ad ottenere quella
stessa liberazione… Che è esattamente ciò che faceva ‘Don’ laggiù nell’Inferno
degli “ultimi”: piuttosto che eclissarsi nella luce del proprio Risveglio,
preferiva sguazzare nel fango e brancolare nelle tenebre di questo lercio mondo
insieme agli altri, proprio per poterli aiutare a raggiungere poi con lui
quella stessa luce. Che non è pietà, ma amore incondizionato, che è
l’esatto contrario della pietà. ‘Don’ era un uomo, uno dei pochi, perlomeno in
Occidente, che fosse riuscito ad accendere o a scovare in se stesso la
scintilla divina. Uno che aveva capito come e dove e quando trovare Dio: sia
quello immanente del nostro ‘quotidiano’ –
imprenscindibilmente legato al mondo ("dobbiamo cambiare il quotidiano
per cambiare di conseguenza il mondo", diceva lui stesso) – e sia
quello trascendente cui fa riferimento ogni culto e credo di
tutta l’umanità. Ma non perché fosse un buon cristiano. Al contrario, proprio
perché non era un buon cristiano. Era piuttosto un asceta, un
immenso asceta. Un asceta “di strada”, come d'altronde tutti gli asceti, quelli
veri, nessuno escluso. O un <<vecchio bambino mai cresciuto>>,
come è stato felicemente definito nel Web (Maria Urciuoli, nel sito Incipiamus
Fratres, di cui ho prima citato un estratto). Già,
appunto, un vecchio bambino mai cresciuto. Che non è solo e
semplicemente un affettuoso vezzeggiativo, ma è il riconoscimento effettivo
dell’elevata statura spirituale - non solo morale o sociale o intellettuale
etc. - di Don Gallo. Un Esseno dei nostri tempi. Ma di quelli veri e tosti come
ce n’erano solo sino al I secolo in Palestina e in Egitto. Un Nazareno, per
essere più precisi, come quelli che ci descrive Giuseppe Flavio (che non sono
quelli di Qumran, per intenderci), o un Terapeuta, come quelli che ci descrive
Filone di Alessandria. Proprio come Gesù il Nazareno. Che come lui suggeriva di
“ritornare bambini”. E come lui suggeriva la “strada” quale infallibile
percorso spirituale. O come il suo don Bosco (dalla cui foto non si separava
mai), il suo mentore invisibile, per seguire le cui orme
cominciò il noviziato a Varazze nel ’48, appunto presso i salesiani. Don Bosco
di cui Don Gallo era l’ideale prosecuzione, il parossismo e la concretizzazione
nello stesso tempo…
DON GALLO con Beppe Grillo e Adriano Celentano al C.E.P. (Centro Edilizia Popolare) di Genova, durante l’incontro dei “vip a 5 stelle”, in una foto presa dal blitzquotidiano.it - l'articolo di riferimento è datato 29 marzo 2013, circa due mesi prima della dipartita del 'Don': Celentano, Mannoia, Don Gallo…: “vip” M5S chiedono a Grillo un compromesso - la foto è di Foto Lapresse
Don
Gallo asceta, bodhisattva, esseno, nazareno. O tzaddik hassidico,
come ce lo ritrae Moni Ovadia sul Manifesto di giovedì, nello
splendido ‘saluto’ sopra citato. Già. In effetti, a pensarci bene, il ‘Don’ ci
ricorda non poco il Giusto ('tzaddik' appunto) per eccellenza (anche se
tutt'altro che 'hassidico'), quel gigante del pensiero ebraico che era Rabbi Hillél,
il numero uno dei Tannaim, quei Maestri della Torah che, già sotto
il dominio romano e ancor prima dell'assedio di Gerusalemme, gettarono le basi
per quella scuola rabbinica che traghetterà il giudaismo dal periodo del
Secondo Tempio a quello della Diaspora, e che è tuttora il perno della
religione ebraica. E ce lo immaginiamo volentieri anche il Gallo, ritto su
una sola gamba, a dire, parafrasando il grande rabbi: "Che
cos’è il Vangelo in sintesi? Dare al tuo prossimo ciò che è il meglio per te,
semplicemente. Tutto il resto è solo l’interpretazione di questo stesso
precetto, che devi studiare…"
Forse
solo un ebreo come Ovadia poteva centrare il bersaglio così bene, trascendendo
il luogo comune del “prete comunista”, del “prete da marciapiede”, del “prete
degli ultimi”, e restituendoci finalmente il misticismo – cristiano, buddhista,
esseno, hassidico, e magari anche un po’ taoista, che sia - del nostro ‘Don’…
DON GALLO e Moni Ovadia in una foto presa dall'articolo di liberospirito Il profeta di strada (24
maggio 2013), che raccoglie una preziosa testimonianza del grande Moni...
Il link per leggervelo perché è davvero notevole:
Un
piccolo sorriso e una piccola lacrima nella mia lingua (sardo):
aggràtzias
de core, o frade, e a nos vìdere prestu in sa lugh‘e Deus…*
*(grazie di cuore, fratello, e arrivederci presto nella luce di Dio)
(26 maggio 2013)
jun-zi guan
Don (?) Gallo era tutto tranne che un cattolico: lui amava il consenso facile, i salotti buoni e le apparizioni televisive. Dio era un optional!
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