RAYMOND A. MOODY jr
La vita oltre la vita.
Studi e rivelazioni sul fenomeno della sopravvivenza
Arnoldo Mondadori Editore
Milano, 1977
Traduzione dall'americano: Anna Luisa Zazo
* * *
EDIZIONE ORIGINALE:
RAYMOND A. MOODY jr
Life after life.
The investigation of
a phenomenon-survival of bodily death
Mockingbird Books
Seattle (USA) 1975
<<Se le esperienze che io ho descritto sono reali, esse hanno una profonda influenza su quello che ognuno di noi fa della propria vita. Giacché sarebbe allora vero che è impossibile capire a fondo questa vita fino a quando non possiamo in qualche modo intravedere quello che ci attende nell'altra...>>
*
<<Come è logico presumere, l'esperienza di pre-morte influenza profondamente l'atteggiamento nei confronti della morte fisica, particolarmente quando si tratta di persone che non credevano a una vita oltre la morte. In un modo o in un altro, quasi tutti hanno dichiarato di non aver più paura di morire. Ma è necessaria una spiegazione: alcuni modi di morire restano chiaramente poco desiderabili, e inoltre nessuna delle persone con le quali ho parlato cerca la morte. Sentono tutti di avere compiti da eseguire finché sono in vita e sarebbero d'accordo con quanto ha affermato uno di loro: «Devo cambiare molte cose prima di lasciare questa terra»...>>
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<<La vita è come una prigionia. Sulla terra non possiamo capire quali prigioni siano i nostri corpi. La morte è una liberazione - come una fuga dal carcere. E' il miglior paragone che possa trovare. Anche quanti avevano idee convenzionali sulla natura dell'aldilà sembrano essersene allontanati. Nei casi da me studiati nessuno ha descritto convenzionalmente il mondo di là; non ho mai sentito parlare del paradiso dei quadri: cancelli di perle, strade d'oro e angeli alati che suonano l'arpa, né di un inferno fiammeggiante con demoni armati di forche. In molti casi viene abbandonato anche il concetto di un aldilà in cui vi siano un premio e un castigo, Quanti prima vi credevano vedevano con profondo stupore che neppure quando di fronte all'essere di luce apparivano quelli che sembravano i loro peccati più gravi, l'essere reagiva con la collera; ma soltanto con comprensione, perfino con un certo umorismo. Una donna vide alcune scene della sua vita nelle quali era stata egoista. Eppure: «L'atteggiamento dell'essere era soltanto che anche in quelle occasioni io avevo imparato». In luogo dell'antica immagine molti sembrano aver riportato un'immagine nuova e un nuovo modo di concepire il mondo di là - un'immagine che non contempla un giudizio unilaterale, ma un cammino progressivo verso lo scopo ultimo della completa realizzazione di sé. E, come già si è visto, si afferma anche che lo sviluppo dell'anima, soprattutto nelle facoltà di amare e imparare, non si ferma con la morte ma continua nell'aldilà, forse in eterno, certamente per un determinato periodo, giungendo a una profondità che può essere soltanto intravista, mentre siamo ancora nel nostro corpo fisico, «come in uno specchio»...>>
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<<Per comprendere il linguaggio umano è necessaria l'esistenza di un complesso di esperienze comuni. E questo spiega la difficoltà fondamentale del discorso che segue. Gli avvenimenti vissuti da quanti sono stati vicini alla morte esulano dal campo delle nostre esperienze comuni: è dunque lecito attendersi che esista una notevole difficoltà linguistica nell'esprimere quegli avvenimenti. Ed è infatti così. Quanti hanno vissuto quella esperienza la definiscono sempre ineffabile, inesprimibile. Molti hanno osservato che «non esistono parole per esprimere quanto sto cercando di dire», oppure che «non ci sono aggettivi o superlativi che possano descrivere». Una donna ha riassunto con molta chiarezza il problema quando mi ha detto: «È molto difficile per me cercare di dirle tutto questo perché le parole che conosco sono a tre dimensioni. Mentre vivevo quell'esperienza, continuavo a pensare: "Quando studiavo geometria, mi dicevano che esistono soltanto tre dimensioni e io ho sempre dato la cosa per scontata. Ma avevano torto. Non esistono soltanto tre dimensioni, ne esistono di più". E naturalmente il nostro mondo – quello in cui ora viviamo – è davvero a tre dimensioni. Ma l'altro mondo non lo è. Per questo è tanto difficile parlarne. Devo descriverglielo usando parole a tre dimensioni. Questo è il massimo a cui posso arrivare, ma è del tutto inadeguato. Non posso darle una descrizione efficace...»>>
RAYMOND A. MOODY jr, da Life after life, 1975
Per una nota biografica rimando al sito ufficiale di Raymond Moody:
http://www.lifeafterlife.com/AboutRaymondMoody.html
http://www.lifeafterlife.com/AboutRaymondMoody.html
<<Il dottor Moody dovrà essere pronto ad affrontare molte critiche, che gli verranno soprattutto da due campi. Alcuni membri del clero non accetteranno l'idea che si osino fare ricerche in un'area considerata tabù. (...) L'altro campo dal quale il dottor Moody dovrà attendersi obiezioni è quello degli scienziati e dei medici che considerano "non scientifici" studi di questo genere. Personalmente credo che la nostra società sia arrivata a un punto di transizione. Dobbiamo avere il coraggio di aprire nuove porte e di ammettere che gli strumenti scientifici di cui attualmente disponiamo sono insufficienti per molte nuove ricerche. Ora, questo libro può aprire nuove porte a chi non manchi di larghezza di vedute e può dare speranza, e il coraggio di vagliare nuovi campi di ricerca...>>ELISABETH KÜBLER-ROSS, dalla Presentazione a Life after life (1975)
<<Verso la fine del libro, Moody si rivolge a quello che è stato forse il più gran pensatore d’America, William James. L’esperienza di premorte è un fenomeno «noetico», è un’esperienza d’illuminazione che pretende di fornire conoscenze inoppugnabili per uno che le abbia acquisite. Ora, osserva James, tali esperienze non possono forzare l’accettazione della scienza empirica; ma, poiché tali esperienze si verificano, la scienza empirica non può rivendicare il monopolio dei sistemi di conoscenza umana. Carol Zaleski giunge alla stessa conclusione, alla fine della sua indagine. Anche lei, come Moody, ripiega sulle categorie di William James: l’esperienza di premorte è un’esperienza d’illuminazione mistica...>>ANDREW GREELEY, dalla Prefazione a La luce oltre la vita di Raymond A. Moody Jr. (1989)
<<Racconti di esperienze ultraterrene hanno apparentemente sempre fatto parte delle culture umane, ma le NDE in quanto tali arrivarono all’attenzione pubblica più ampia per la prima volta nel 1975 attraverso il famoso libro “Life After Life” dello psichiatra e filosofo americano Raymond Moody. Presentò oltre 100 casi di persone che avevano sperimentato esperienze mentali vivide e lucide in punto di morte o durante la “morte clinica” e che successivamente si erano riprese per raccontare la storia. Le loro esperienze erano incredibilmente simili, e Moody coniò l’espressione NDE per riferirsi a questo fenomeno. Il libro fu popolare e controverso, e la ricerca scientifica delle NDE ebbe inizio subito dopo la sua pubblicazione con la fondazione, nel 1978, della International Association for Near Death Studies - IANDS (associazione internazionale studi pre-morte) - la prima organizzazione al mondo dedicata allo studio scientifico delle NDE e del loro rapporto con la mente e la coscienza…>>
MARIO BEAUREGUARD, da The brain wars (Le guerre del cervello), non ancora tradotto in Italia
diceva il divin Franco Battiato molti anni fa durante una ben nota intervista diffusa su YouTube, che ho già inserito nello Ab Ovo (Introduzione) di questo blog... Che è poi, detto in altri termini, quello che scrive Raymond Moody nel capitolo VI di Life after life (vedi la prima delle citazioni introduttive):<<Se nella vita non fai delle cose che ti rapportano con la morte, hai sprecato un’esistenza…>>,
<<È impossibile capire a fondo questa vita fino a quando non possiamo in qualche modo intravvedere quello che ci attende nell' altra>>...
Come a dire che viviamo per morire... In effetti, potrà sembrare paradossale, ma il concetto più o meno è questo. E non è una bandiera del nihilismo più bieco; tutt'altro. Cito una felice definizione che dà del binomio 'vita-morte' Manuela Pompas, celeberrima new-ager nostrana ('new-ager' nella sua accezione più ampia e positiva di opinion-woman di un vasto "movimento" che non ha nulla a che spartire con quegli ignobili trends di mercato e affini che arbitrariamente definiamo new age):
E questo mi sembra il concetto che riassume nel modo migliore il perché viviamo e moriamo, il perché siamo qui e sempre ce ne andiamo e ritorniamo - un perché che ci viene spiegato con dovizia di dettagli in questo cult-book che sto presentando...<<Veniamo sulla terra per lavorare, poi finito il lavoro torniamo a casa...>>
Concetto che - anche se fa a botte con il nuovo e
francamente inaspettato "paranormalismo giocoso" dell'ultimo Moody,
che nel frattempo ha rinnegato quasi tutto, ma ne accenneremo brevemente alla
fine del post - ritroviamo in questo Life
after life, appunto sul tema dell' N.D.E. (acronimo di Near Death Experiences -
letteralmente 'esperienze nei pressi della morte'), o Esperienze di Pre-morte in
Italia, come comunemente si definisce la branca di studi che osserva
l'esperienza di chi è morto momentaneamente ed è stato poi rianimato, per
esempio chi è sopravvissuto al coma e via dicendo...
Ma non è un libro qualsiasi sul tema, non certo uno dei tanti,
pubblicato nel '75 col titolo completo Life
after life. The investigation of a phenomenon-survival of bodily death per
la Mockingbird Books di Seattle, USA, tradotto e stampato in Italia per la
prima volta nel '77, col titolo completo La vita oltre la vita. Studi e rivelazioni sul fenomeno
della sopravvivenza, e poi rieditato un'infinità di volte, 13
milioni di copie vendute in tutto il mondo, raro caso di best-seller sul tema
della morte in una cultura occidentale particolarmente bigotta e superstiziosa
che considera tabù quest'argomento, e, per contro, in una cultura occidentale
che ha fatto del razionalismo scientifico la propria bandiera...
Non è un libro qualsiasi perché Moody è stato il primo, se non a
parlare di NDE (la prima in questo caso è stata Elisabeth Kübler-Ross,
medico e psichiatra svizzera-statunitense che scrisse nel '69 La morte e il morire, un testo
meraviglioso basato sulla propria esperienza coi malati terminali e di cui
presto parleremo, anche perché intriso di una mistica straordinaria), per lo
meno ad analizzare e raccogliere sistematicamente un campione nutritissimo di
testimonianze di 'viaggiatori oltre la soglia' (la 'soglia'
nella cultura esoterica è il confine che separa l'aldiqua dall'aldilà) e
ad aprire nuove strade in questa direzione...
Elisabeth Kübler-Ross in una vecchia foto con Madre Teresa di Calcutta
Testimonianze,
quindi, esclusivamente testimonianze dirette, senza filtraggi, imbarazzi e
censure come solitamente avviene quando si trattano argomenti così 'scabrosi';
testimonianze dirette di persone comuni con una vita comune, che raccontano la
morte che hanno vissuto - mi si perdoni l'ossimoro ma in questo caso 'vivere' è
forse il verbo più adatto - e che, sicuramente il dato più interessante, è più
o meno la stessa che dobbiamo 'vivere' tutti, date le palesi affinità tra una
testimonianza e l'altra...
Stessa uscita dell'anima dal corpo (nel gergo settoriale si dice O.B.E., cioè Out of Body Experience, 'esperienze fuori del corpo'), che viene quasi esplosa dal corpo verso l'alto; stesse modalità nell'assistere ai vari interventi di rianimazione cui è sottoposto il proprio 'cadavere' e/o alle conversazioni tra sanitari e parenti etcetera; stessi incontri coi propri cari estinti che attendono il morente nell'aldiqua per condurlo nell'aldilà; stesso attraversamento di un tunnel buio alla fine del quale vi è una gran luce calda e brillante; stesso climax di amore e gioia interiore che pervade tutto, una volta che si entra in quella luce; stesso "film 3D" della propria vita, dalla nascita al decesso, istante per istante, che è forse il momento più emozionante, in cui il trapassato regola finalmente i conti con se stesso, si rivive, si giudica, da solo, liberamente, perfettamente consapevole dei propri meriti e demeriti, e senza il controllo di niente e di nessuno, solo è presente un <<essere di luce>> ricolmo d'amore e comprensione che si limita a fare il 'mentore' tutt'altro che invasivo e giudicante; stessa sensazione di angoscia e di rifiuto quando infine si viene ricacciati nel corpo perché non è giunto il momento; e stesso mutamento radicale di personalità quando si rientra nel mondo terreno: amore incondizionato e universale, scomparsa della paura della morte, poteri di preveggenza e telepatia, voglia di acquisire Conoscenza, e via dicendo...
Stessa uscita dell'anima dal corpo (nel gergo settoriale si dice O.B.E., cioè Out of Body Experience, 'esperienze fuori del corpo'), che viene quasi esplosa dal corpo verso l'alto; stesse modalità nell'assistere ai vari interventi di rianimazione cui è sottoposto il proprio 'cadavere' e/o alle conversazioni tra sanitari e parenti etcetera; stessi incontri coi propri cari estinti che attendono il morente nell'aldiqua per condurlo nell'aldilà; stesso attraversamento di un tunnel buio alla fine del quale vi è una gran luce calda e brillante; stesso climax di amore e gioia interiore che pervade tutto, una volta che si entra in quella luce; stesso "film 3D" della propria vita, dalla nascita al decesso, istante per istante, che è forse il momento più emozionante, in cui il trapassato regola finalmente i conti con se stesso, si rivive, si giudica, da solo, liberamente, perfettamente consapevole dei propri meriti e demeriti, e senza il controllo di niente e di nessuno, solo è presente un <<essere di luce>> ricolmo d'amore e comprensione che si limita a fare il 'mentore' tutt'altro che invasivo e giudicante; stessa sensazione di angoscia e di rifiuto quando infine si viene ricacciati nel corpo perché non è giunto il momento; e stesso mutamento radicale di personalità quando si rientra nel mondo terreno: amore incondizionato e universale, scomparsa della paura della morte, poteri di preveggenza e telepatia, voglia di acquisire Conoscenza, e via dicendo...
La prima raffigurazione ufficiale di NDE nella storia: il famoso "tunnel" di uno dei capolavori assoluti di tutta la storia dell'arte, L'ascesa all'empireo (1490 ca) del grande Hieronymus Bosch
Ed è proprio questo insieme di testimonianze 'dirette',
indiscutibilmente autentiche, incredibilmente laceranti nel rimuovere l'errata
visione dell'Oltretomba che la cultura occidentale si è imposta e ha imposto al
mondo intero, a farne un testo fondamentale, un caposaldo storico, non solo
nell'ambito degli studi sullo N.D.E. Per la prima volta un
medico-filosofo-psichiatra (ridicolo l'attributo "parapsicologo" che
gli viene solitamente aggiunto - che c'entra la parapsicologia con lo N.D.E.?),
ovvero per la prima volta un uomo di scienza, sfidando dogmi, pregiudizi e
luoghi comuni, scende in campo per testare direttamente un campione di soggetti
sul tema dello N.D.E. Esordio che non resta un caso isolato, anzi viene subito
seguito da molti altri, che contribuiscono alla ricerca con un'infinità di
altri campioni e altre testimonianze...
Tra gli epigoni di Moody negli ultimi dieci anni va ricordato il cardiologo olandese Pim Van Lommel, che pubblicò nel 2001 sull'illustre rivista medica The Lancet i risultati di una ricerca d'èquipe sullo N.D.E. effettuata per più di un decennio su 344 pazienti. L'obiettivo era di verificare se lo N.D.E. fosse un fenomeno autentico o di natura meramente neurologica (allucinazione, sogno, etcetera). Naturalmente, l'operazione fu fortemente ostracizzata dai soliti irriducibili dell'ortodossia accademica...
Come annota lo stesso Van Lommel:
Sul sito Il blog di stili di vita, da cui ho catturato le citazioni - trovate un ottimo articolo in proposito, se volete approfondire eccovi il link...
Tra gli epigoni di Moody negli ultimi dieci anni va ricordato il cardiologo olandese Pim Van Lommel, che pubblicò nel 2001 sull'illustre rivista medica The Lancet i risultati di una ricerca d'èquipe sullo N.D.E. effettuata per più di un decennio su 344 pazienti. L'obiettivo era di verificare se lo N.D.E. fosse un fenomeno autentico o di natura meramente neurologica (allucinazione, sogno, etcetera). Naturalmente, l'operazione fu fortemente ostracizzata dai soliti irriducibili dell'ortodossia accademica...
Come annota lo stesso Van Lommel:
L'esito dimostrò inevitabilmente che lo N.D.E. si verifica durante la morte cerebrale, e che quindi non può trattarsi di un fenomeno cerebrale.<<Ci son voluti mesi prima che ottenessi il via libera. Poi, improvvisamente, hanno voluto che fosse pronto in un solo giorno...>>
puntualizza lo scienziato olandese,<<Quando il cuore si ferma>>,
<<Il sangue non fluisce più entro un secondo, poi 6,5 secondi più tardi, l'attività elettrica del cervello rilevabile all'EEG comincia a cambiare a causa della scarsità di ossigeno. Dopo 15 secondi c'è solo una linea diritta, piatta e l'attività elettrica nella corteccia cerebrale è scomparsa completamente...>>
Sul sito Il blog di stili di vita, da cui ho catturato le citazioni - trovate un ottimo articolo in proposito, se volete approfondire eccovi il link...

Pim Van Lommel in una foto presa dal sito olandese pimvanlommel.nl, credo il sito ufficiale del cardiologo o a lui dedicato
È davvero ridicolo pensare che la coscienza (ovvero lo Spirito) si annidi nel cervello; la nostra coscienza è infinita ed eterna, e soprattutto soffre di claustrofobia e ha bisogno di molto calore e di molta energia; il nostro cervello è minuscolo, frigido, frustrato e goffo, non è certo in grado di contenere e di gestire tutto ciò che pensiamo ed esperiamo durante una vita anche se breve; sarebbe come dire che abbiamo chiuso Dio nel frigorifero... Non è neppure troppo recente (anni '90) la reazione del vetero- scientismo al "paradigma" introdotto dai vari Moody, Van Lommel, Kübler-Ross, etcetera:, proponendo l'assurda ipotesi che le esperienze di "premorte" altro non siano che vere e proprie allucinazioni determinate da una sorta di istinto di sopravvivenza del cervello, che nel momento della morte deve inventarsi una serenità o persino una felicità fittizia per non patire la morte...
Questo ridicolo "antiparadigma" sarebbe stato ispirato da una serie di interviste e studi realizzati dalla psicologa statunitense Susan Blackmore, la quale nel '93 ne pubblicò il resoconto in un libro intitolato Dying to live (letteralmente 'morendo per vivere')...
Oggi, dopo quasi quarant'anni dalla prima stampa di Life after life, grazie a
questo libro, e grazie soprattutto ai supereroi della Quantistica, possiamo
dire che ormai il tabù occidentale della Morte è stato in gran parte demolito,
mentre la non più tanto esigua nicchia di 'menti libere' (davvero) - che fino a non molto tempo fa s'aggirava clandestinamente nelle fosche catacombe della scienza (i "quantisti", per l'appunto) continua ad andare avanti, passo dopo passo...
Ed ecco che, mentre quella avanza, Raymond Moody invece (come ho accennato all'inizio) fa un passo indietro: è noto che recentemente il padre della ricerca scientifica sull' N.D.E. ha pubblicamente rinnegato una parte delle sue tesi, in The last laugh ('L'ultimo sorriso') del 2001. Con soli 38 anni di ritardo. Ma questo non cambia certamente il prodotto della sua opera, pure se la rinnegasse totalmente, soprattutto di questo Life after life che impose all'attenzione pubblica a livello mondiale per la prima volta un antico tabù fino ad allora considerato inviolabile. Il 'danno' (la caduta del tabù) ormai è compiuto, ed è ciò che conta principalmente. Anche Goethe - per carità, non voglio paragonare Goethe a Moody, ci mancherebbe, ma l'esempio calza a pennello - anche Goethe, dicevo, contribuì col Werther a fondare il Romanticismo, che s'impose come la corrente letteraria più importante della prima metà dell'800, e poi lo rinnegò. L'unica cosa che francamente suscita qualche perplessità della tardiva decisione di Moody, è perché - dopo un cambio di bandiera così repentino - continui a scrivere libri, tenere conferenze e parlare nei talk-show sugli stessi argomenti... Il succitato Genio di Weimar (o di Francoforte, se teniamo conto della nascita) dopo il Werther non scrisse e non fece più ciò che aveva pubblicamente rinnegato...
Ed ecco che, mentre quella avanza, Raymond Moody invece (come ho accennato all'inizio) fa un passo indietro: è noto che recentemente il padre della ricerca scientifica sull' N.D.E. ha pubblicamente rinnegato una parte delle sue tesi, in The last laugh ('L'ultimo sorriso') del 2001. Con soli 38 anni di ritardo. Ma questo non cambia certamente il prodotto della sua opera, pure se la rinnegasse totalmente, soprattutto di questo Life after life che impose all'attenzione pubblica a livello mondiale per la prima volta un antico tabù fino ad allora considerato inviolabile. Il 'danno' (la caduta del tabù) ormai è compiuto, ed è ciò che conta principalmente. Anche Goethe - per carità, non voglio paragonare Goethe a Moody, ci mancherebbe, ma l'esempio calza a pennello - anche Goethe, dicevo, contribuì col Werther a fondare il Romanticismo, che s'impose come la corrente letteraria più importante della prima metà dell'800, e poi lo rinnegò. L'unica cosa che francamente suscita qualche perplessità della tardiva decisione di Moody, è perché - dopo un cambio di bandiera così repentino - continui a scrivere libri, tenere conferenze e parlare nei talk-show sugli stessi argomenti... Il succitato Genio di Weimar (o di Francoforte, se teniamo conto della nascita) dopo il Werther non scrisse e non fece più ciò che aveva pubblicamente rinnegato...
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