MORTON SMITH
Gesù Messia o Mago?
(1978)
MORTON SMITH
Gesù Messia o Mago?
Indagine sulla vera natura del Nazareno
Gremese Editore
Gremese Editore
Roma, 2006 (3^ ristampa)
Traduzione non specificata
* * *
EDIZIONE ORIGINALE:
MORTON SMITH
Jesus the Magician.
Charlatan or son of God?
Harper and Row
New York, N.Y., U.S.A., 1978
<<"Gesù mago" era l’immagine che avevano di Gesù i primi avversari; “Gesù figlio di Dio” era invece l’immagine che aveva di lui quella parte dei suoi seguaci che infine prevalse; il Gesù vero era l’uomo che con parole e fatti ha dato origine a queste interpretazioni contraddittorie. I vangeli raffigurano “Gesù figlio di Dio”; le opere che invece avevano rappresentato “Gesù mago” sono state distrutte nell’antichità, quando i cristiani presero il controllo dell’Impero Romano. Sappiamo della perdita di quegli scritti grazie a frammenti e a riferimenti che per la maggior parte si trovano nelle opere di autori cristiani. Gli studiosi moderni, nella loro ricerca del Gesù storico tra le righe dell’affabulazione evangelica, hanno per lo più ignorato le testimonianze su Gesù mago, assumendo come fonte solamente i vangeli: un orientamento ben comprensibile. Queste pagine sono un tentativo di correggere tale tendenza, ricostruendo l’immagine perduta attraverso i frammenti recuperati e i materiali di riferimento, soprattutto i papiri magici che la scuola del Nuovo Testamento ha generalmente ignorato…>>
MORTON SMITH, dalla 'Prefazione' dell’autore a Jesus the Magician: Charlatan or Son of God? (1978)
<<Affermare che la maggioranza dei contemporanei di Gesù lo considerasse un mago impone la domanda: cosa si intendeva per mago? E la risposta non è delle più facili, perché il significato di “mago” differisce da una tradizione culturale all’altra. Nella Palestina in cui visse Gesù si mescolavano varie tradizioni. In linea generale, gli studiosi individuano elementi “giudaici” e “greco-romani”, ma si tratta di una semplificazione antitetica troppo schematica rispetto alla situazione. La popolazione di lingua semitica del territorio non era necessariamente tutta di ceppo giudaico. Gli antichi israeliti non avevano mai controllato, e tanto meno colonizzato, l’intero territorio; e sebbene i Giudei ne avessero invaso larghissima parte (…) il loro controllo non era stato assoluto e quelle conversioni epidermiche (…) avevano contribuito notevolmente a rafforzare gli elementi pagani nel Giudaismo popolare (…) In precedenza, la regione era stata lungamente influenzata da credenze fenicie ed egizie (amuleti egizi sono frequenti tra i reperti archeologici). L’influenza persiana era stata importante nello sviluppo del monoteismo e della demonologia (…) e altrettanto peso aveva avuto nel dare forma a credenze sulla imminente fine del mondo. Pratiche e credenze greche erano pure largamente popolari (…) Comune a tutte queste culture era la credenza che il mondo fosse abitato da una sterminata popolazione di esseri sovrannaturali: dei, angeli, demoni, spiriti dei morti, e così via. I Giudei “ortodossi” – è vero – ritenevano che vi fosse un unico dio, ma la quantità di angeli e demoni in cui credevano era almeno pari a quella in cui credevano i loro vicini e – ai fini pratici – dei, angeli e demoni erano pressoché la stessa cosa (…) Antiche cronache largamente diffuse, relative al fatto che la magia giudaica contemplasse l’adorazione di angeli e demoni al pari di Yahweh, sono state ora confermate dal ritrovamento di SHR (Sefer Ha-Razim, il “Libro dei Segreti”), un testo magico giudaico di tarda epoca romana che dà istruzioni su quel culto e indica le preghiere e i sacrifici da compiere per queste potenze minori. Le trattative private con esseri sovrannaturali costituiscono il corpo principale di ciò che definiamo “magia”, come pure di ciò che definiamo “religione individuale”. Tra le due cose non esiste una distinzione netta. Se mettiamo apertamente a confronto testi religiosi e cronache di pratiche religiose con i testi dei papiri magici e le pratiche che essi prescrivono, troviamo le stesse finalità dichiarate e l’impiego degli stessi mezzi. Per esempio, è opinione corrente che le formule per l’annientamento di un nemico siano magiche, ma i Salmi ne sono pieni. Il cliché secondo il quale l’uomo religioso invoca gli dei, mentre il mago tenta di condizionarli, è del tutto falso...>>
MORTON SMITH, dal Cap.V: ‘Il giudizio dei non Cristiani' di Jesus the Magician: Charlatan or Son of God? (1978)
MORTON SMITH in un disegno di Adrian Bellesguard, dall’articolo Gospel Secrets: The Biblical Controversies of Morton Smith, di Anthony Grafton, pubblicato il 7 gennaio del 2009 sul news online The Nation...
Per una nota biografica rimando alla pagina di Wikipedia su Morton Smith, ma nella versione inglese in quanto più completa (in Italia, terra del gossip per eccellenza, l'eccelso accademico viene ricordato non per tutto quello che ha realizzato nella sua lunga e pregiata carriera, ma soltanto, e in modo decisamente 'strumentale', per lo scandalo che ha suscitato quel Vangelo Segreto che abbiamo presentato nel Post n.3):
<<Nel lontano 1922 lo specialista tedesco di documenti greci antichi, Friedrich Preisigke, indagò alcuni dei paralleli tra le guarigioni di Gesù e le idee magiche e pagane a lui contemporanee. Ma fu alla metà degli anni Settanta del secolo scorso che due accademici pubblicarono importanti studi sulle corrispondenze tra i miracoli di Gesù e le formule rinvenute nei testi magici del contemporaneo mondo ellenistico, soprattutto quelli provenienti dall’Egitto del periodo greco e romano. I due accademici innovatori erano John M.Hull, con il suo Hellenistic Magic and the Synoptic Tradition (1974) e Morton Smith con Jesus the Magician (1978) (quest’ultimo, in particolare, fu portato naturalmente in questa direzione dalla sua scoperta del “vangelo segreto” di Marco, e dalle implicazioni del rituale che pare descrivesse). Come hanno dimostrato i due ricercatori, la corrispondenza tra i miracoli di Gesù e i testi magici sono innegabili; in effetti, spesso in entrambi venivano usate esattamente le stesse parole. Non è poi così sorprendente che il fatto di guarire le malattie ed esorcizzare gli spiriti maligni costituisse un terreno comune tra Gesù e i maghi pagani (…) Ma è sorprendente trovare dettagli specifici delle tecniche e delle parole di Gesù utilizzati in testi più antichi e provenienti da un’altra cultura (…) Il fatto che Gesù usasse le stesse tecniche di altri santi e maghi presenta un problema per i cristiani convenzionali, i quali credono che egli guarisse semplicemente attraverso la grazia. Ma se così fosse stato, perché copiare altri guaritori, utilizzando per esempio la saliva? Anche se si trattava semplicemente di un astuto espediente psicologico per stimolare la fede che muove le montagne, perché mai Cristo aveva bisogno di fare una cosa del genere?…>>
LYNN PICKNETT & CLIVE PRINCE, da The Masks of Christ (2008), nella traduzione di Giampiero Cara col titolo Il libro che Gesù non ti avrebbe mai fatto leggere per Newton Compton Editori, I edizione, Roma, 2009<<L'aspetto significativo del 'Gesù mago' di Morton Smith è che, sebbene quest'opera sia basata sul confronto tra i Vangeli e i Papiri della Grecia magica, essa ben si adatta alla figura descritta nel Talmud e nei primi testi rabbinici, che infatti considerano Gesù come un ebreo convertito a un'altra religione, che notoriamente praticava la magia egizia, alla quale si sarebbe avvicinato quando si trovava in Egitto, nei primi anni della sua vita…>>
ARCANGELO PAPI, da San Francesco, le stimmate e la Sindone: una possibile antistoria del cristianesimo, sulla rivista online Episteme – Physys e Sophia nel III millennio
MORTON SMITH durante una lezione in una foto di Allan J. Pantuck nel 1989...
Nel
3° Post della Biblioteca, precisamente quello dedicato al Vangelo
Segreto di Marco, avevo annunciato che ben presto avrei recensito questo
“capolavoro immenso”, come in quell’occasione lo definii (e come lo definirei
in ogni occasione), che è appunto il Gesù Messia o Mago? di
Morton Smith, che ci accingiamo a presentare...
L’importanza
di questo libro, nell’ambito dell’esegesi di storia cristiana, è colossale. Non
tanto e non solo perché ha riproposto il ruolo 'mistico-misterico' del Gesù
reale, autentico, quello cosiddetto ‘storico’, ricostruito da Smith attraverso
le pochissime e frammentarie testimonianze rimaste miracolosamente intatte, o
riaffiorate improvvisamente dal buio cui erano state destinate dal
proscrizionismo della chiesa cattolica, o salvatesi semplicemente perché già
affidate alla coraggiosa e spesso rocambolesca protezione di alcune
confraternite esoteriche che nel corso di questi due millenni di storia
cristiana hanno divulgato e proseguito nella più assoluta segretezza (e nel
terrore di “pie” rappresaglie) la vera Tradizione, quella gnostico-nazarena...
Ma
anche e soprattutto perché ha saputo aprire, tra i primi e i più importanti
esponenti della cosiddetta Third Quest, una via senz’altro più
diretta e scorrevole – e molto meno scrupolosa delle buone relazioni col
Vaticano – di quelle aperte prima dalle precedenti Quest for the
historical Jesus… In parole povere, non era la prima volta che si parlava
di “ricerca del Gesù storico”, ma era senz’altro la prima volta che se ne
parlava in modo oggettivo, ovvero senza tener conto più di tanto
delle fonti canoniche (e delle scomuniche - anche perché, d'altronde, Smith non
era cattolico ma metodista)…
Il celebre graffito trovato nel 1857 sul Colle Palatino a Roma, nel complesso del palazzo di Domiziano, precisamente nella Domus Gelotiana, durante gli scavi del Paedagogium (un edificio destinato alla formazione dei paggi imperiali)... Datato al II-III secolo, raffigura: un uomo con una testa che potrebbe essere quella di un asino (ma anche di uno sciacallo o di un oritteropo) appeso a una croce a forma di tau, sotto di lui un uomo in atto di adorazione, tutto intorno al disegno una scritta didascalica in greco che dice: <<ΑΛΕΞΑΜΕΝΟΣ ΣΕΒΕΤΕ (σέβεται) ΘΕΟΝ>> (Alexamenos adora Dio). Questa primordiale "vignetta" dalla quasi unanimità degli studiosi è interpretata come un'irrisione del culto cristiano. In effetti, credo non vi siano dubbi, anche grazie alle non poche testimonianze (Tacito, Tertulliano, Apuleio, per esempio) di un diffuso dileggio a discapito dei cristiani e degli ebrei da parte dei romani dell'epoca, che attribuiva una sorta di onolatria (culto dell'asino) alle due religioni mediorientali. Secondo alcuni, potrebbe anche trattarsi di una raffigurazione gnostico-ebraica di Yeshu Ha-Notzri, in quanto la "testa d'asino" dell'uomo crocifisso potrebbe rievocare il culto egizio di Seth (che veniva raffigurato, appunto, con una testa di oritteropo, animale la cui testa somiglia vagamente a quella di un asino)...
Come
lo stesso Smith annota nella sua Prefazione, questo libro è <<un
tentativo di correggere>> quella <<tendenza>> degli <<studiosi moderni>> a ricercare
il "Gesù storico" <<tra le righe dell’affabulazione evangelica>>, utilizzando <<come
fonte solamente i vangeli>> e <<per lo più ignorando le testimonianze su Gesù
mago>>. Una <<correzione>> che avviene proprio <<ricostruendo l’immagine perduta
attraverso i frammenti recuperati e i materiali di riferimento>> (l’immagine
perduta chiaramente di "Gesù Mago"). Come spiega l’autore, l’opera segue
un preciso progressive way: si parte <<da un resoconto sulla
distruzione delle testimonianze, con la relativa problematica>> (cap. I. Testimonianze
distrutte e problemi irrisolti); quindi si passa al <<contesto storico>> e ai
<<fatti che possono essere provati, anche attraverso i vangeli, con relativa
certezza>> (cap. II. Il contesto storico); poi arriviamo ai
<<riferimenti a Gesù mago>>, sia quelli evangelici (cap. III. Le opinioni
degli altri: testimonianze dai vangeli); e sia quelli giudaici – p.es.
le Toledoth Yeshu nel Talmud babilonese, e
pagani – p.es. Celso tramite Origene, e qualche 'briciola' di Tacito, Svetonio,
Giuseppe Flavio (in realtà giudeo di fede farisaica, ma come autore si
rivolgeva ai romani), etc. (cap. IV. La parola ai non cristiani:
testimonianze oltre i vangeli); si esaminano le <<significanze>> della
definizione di <<mago>> in quel periodo storico (cap. V. Il giudizio dei
non cristiani – cap.VI. I segni di un mago); infine si fa
una rilettura più equa dei vangeli <<alla luce delle prove concordanti con
l’immagine di Gesù che in quei testi viene respinta: testimonianze che rivelano
un nucleo comune dal quale si sono sviluppate le due immagini leggendarie di
'Gesù mago' e di 'Gesù figlio di Dio'>> (cap. VII. Le pratiche magiche
dalle testimonianze) e si conclude con l’analisi delle <<fonti e
implicazioni del materiale di base>> (cap. VIII. La prova dei fatti).
Due appendici chiudono definitivamente l’opera: A. I
Farisei nei Vangeli; e B. Gesù e i profeti…
Poster per
pubblicizzare un interessante meeting studentesco - religioso (con tanto di "music, cake, coffee + free lunch for all!"): "Gesù per gli scettici - cercando (di capire) chi fu e perché venne sulla Terra", dedicato a temi prettamente "smithiani" e realizzato col patrocinio della Grace Church di Bristol il 4 marzo del 2012 a Bristol, presso il Metropolitan Academy...
Gesù
Mago, sostanzialmente, parte da una
riflessione, neanche tanto originale, anzi anche un po’ ovvia, a dire il vero:
il cristianesimo dei primordi è lacerato da due correnti, una che lo vuole
“Figlio di Dio” e una che lo vuole “Mago”. Come la Storia ci racconta,
d’altronde. E, proprio come la Storia ci racconta, la prima corrente – ovvero
quella paolina (o “cristiana” propriamente detta) - è riuscita
a vincere nel 325 il ‘torneo’ di Nicea, grazie soprattutto all’opportunismo
politico di Costantino e al subdolo riadattamento del pensiero yehoshuano al
vigente ellenismo pagano (vedi il culto di Mithra, Osiride, Dioniso, Sol
Invictus, etc., cui i primi cristiani hanno attinto a piene mani per
ridisegnare sia il personaggio che la vita di Gesù – dando a bere ai posteri
che si trattasse di eventi reali); è divenuta religione di Stato sotto l’impero
romano, quindi, gradualmente, si è sostituita all’impero romano stesso (in
realtà ne ha prolungato e globalmente diffuso l’esistenza sino ai giorni
nostri); ed è di fatto il cattolicesimo come lo conosciamo oggi. Mentre l’altra
corrente – ovvero quella nazareno-gnostica (decisamente
quella originale), proprio a partire da Nicea, comincia il conto
alla rovescia verso l’olocausto; e, nel giro di qualche secolo, la corrente del
“Gesù Mago” viene praticamente annientata, in tutti i sensi: con la messa al
bando e col massacro fisico e morale dei suoi esponenti bollati come “eretici”
(sic!) o persino come “apostati” (doppio sic!), con la distruzione delle loro
opere, nonché con la loro cancellazione definitiva dai libri di Storia. Così la
chiesa cattolica ha potuto quietamente e impunemente reinventarsi e imporci (e
non sempre con metodi ‘pii’ e democratici) una ‘verità’ tanto spuria quanto
improbabile, giocando appunto sul fatto che ormai non vi erano più “testimoni…
Bassorilievo romano datato al II-III secolo ed esposto al Louvre, raffigurante la tauroctonia, ovvero lo standard per eccellenza del culto mithraico: l'uccisione rituale del toro (legata alla simbologia astrologica) da parte del dio Mithra, già antichissima divinità hindu poi importata in Persia nell'ambito del mazdeismo (Zarathustra) e infine inserita nel pantheon ellenistico e romano e associata al culto del Sol Invictus... Mithra/Sol Invictus è stato poi "copiato-incollato" dai cristiani del dopo-Nicea e quindi assimilato al culto del Cristo... Infatti, la maggior parte degli elementi "mitici" del cristianesimo derivano dal culto del Sole e dal mithraismo ellenistico-romano (per esempio, la data del Natale, come scrive Antonella Bazzoli nel post Dal culto del sole al natale cristiano, del 16 dicembre 2013, sul sito Evus - la storia svelata: <<Fu così che la chiesa dei primi secoli, impegnata ad affermare e a diffondere il nuovo credo cristiano, decise di fissare la nascita di Gesù al 25 dicembre. Assimilando e facendo propri alcuni aspetti delle preesistenti feste pagane, il cristianesimo poteva in tal modo divenire più comprensibile a coloro che erano abituati ad adorare il Sole invincibile e che si avvicinavano per la prima volta alle parole di Gesù. Si trattò di una scelta strategica e vincente, una scelta che avrebbe trasformato la nuova solennità cristiana nella popolarissima festa che oggi si celebra in gran parte del pianeta>>)...
Questi scomodi
“testimoni”, però, come abbiamo prima accennato, da circa un cinquantennio,
stanno riaffiorando, piano piano, e, chiaramente, stanno rimettendo in
discussione e ridimensionando tutta la storia del cristianesimo delle origini:
manoscritti di Nag Hammadi e di Qumran,
papiri magici, il Sefer
Ha-Razim citato da Smith, il
recente ritrovamento in Egitto della tazza con l’iscrizione greca ΔIA XPHCTOY O ΓOICTAIC, ovvero: ΔΙΑ ΧΡΗΣΤΟΥ Ο ΓΟΙΣΤΑΙΣ, ovvero: dia chrestou o goistais (lett. “da/per Chrestòs il Mago”), e via dicendo...
Tutti elementi che, presi singolarmente, potrebbero anche dirci poco, ma che ci dicono tutto ma proprio tutto se confrontati sia con le testimonianze extra-cristiane (Giuseppe Flavio, Filone, Tacito, Svetonio, Talmud, etcetera), e sia con quel poco di credibile che troviamo negli stessi vangeli canonici (i quali non potevano essere in seguito rimaneggiati del tutto ma solo in parte, e gradualmente, poiché erano stati composti da Paolo e dai suoi seguaci nell’ultimo quarto del I secolo - quindi quando ancora erano presenti i “testimoni” di cui parlavamo – e rimaneggiamenti troppo ‘pesanti’ avrebbero scatenato un putiferio tra i più ortodossi sia all’epoca di Paolo che dopo il Concilio di Nicea)…
Tutti elementi che, presi singolarmente, potrebbero anche dirci poco, ma che ci dicono tutto ma proprio tutto se confrontati sia con le testimonianze extra-cristiane (Giuseppe Flavio, Filone, Tacito, Svetonio, Talmud, etcetera), e sia con quel poco di credibile che troviamo negli stessi vangeli canonici (i quali non potevano essere in seguito rimaneggiati del tutto ma solo in parte, e gradualmente, poiché erano stati composti da Paolo e dai suoi seguaci nell’ultimo quarto del I secolo - quindi quando ancora erano presenti i “testimoni” di cui parlavamo – e rimaneggiamenti troppo ‘pesanti’ avrebbero scatenato un putiferio tra i più ortodossi sia all’epoca di Paolo che dopo il Concilio di Nicea)…
In
realtà la distinzione tra le due correnti su cui si fonderebbe il capolavoro di Smith, sarebbe l’estrema semplificazione
della più complessa diatriba tra le varie e differenti scuole di pensiero che
in qualche modo avevano attinto al pozzo ‘yehoshuano’.
La situazione delle origini era molto più eterogenea di quanto si possa dedurre.
Quindi neanche Smith ce la descrive per intero com’era veramente.
Innanzitutto non erano solo due le correnti e non facevano parte tutte dello stesso movimento...
Diciamo, per semplificare, che le correnti principali erano sostanzialmente tre: paolini (i futuri "cristiani"), ebioniti e gnostici.
E gli esseni nazareni – che stavano completamente fuori (per quanto fosse loro possibile) da queste "diatribe politiche" (più che "religiose") - non erano certo "discepoli" di Gesù (come recitano certe disinvolte frivolezze che si vanno diffondendo ultimamente), né, tanto meno, "cristiani delle origini" (visto che, oltretutto, il cristianesimo a 360° di Nicea era ancora lontano); bensì, al contrario, era semmai Gesù un effettivo esseno nazareno, formatosi sul Monte Carmelo, e poi distaccatosene, pur continuando a frequentare i suoi confratelli sino alla fine (l’episodio dell’ultima cena descritto dai vangeli si svolge proprio nel quartiere esseno nazareno di Gerusalemme)...
Se ne distaccò, probabilmente, senza clamorose apostasie né disastrosi scismi (come invece accadde per gli esseni osseani, ovvero quelli di Qumran - come già ci informa il patrista Epifanio nel IV secolo col suo Panarion), piuttosto per fondare una nuova corrente di pensiero decisamente più sincretista e quindi meno "giudaica" in senso stretto, quasi sicuramente quella scuola gnostica che possiamo definire una diramazione dell'essenismo nazareno stesso, specialmente della sua sostanza egizia e pitagorica.
Forse proprio gli gnostici sono l’unico gruppo fra i tre menzionati che possano vantare una discendenza diretta e autentica dal Nazareno...
Gli ebioniti, invece, sono un gruppo che viene dopo la presunta scomparsa di Gesù; sono stati fondati da Giacomo il Giusto (Yakov Ha-Zaddiq, fratello "di latte" di Gesù, come ci informano alcuni testi di Nag Hammadi, in particolare la prima e la seconda Apocalisse di Giacomo); il quale è considerato erroneamente il primo leader "cristiano" della Storia (erroneamente perché il cristianesimo è un’invenzione molto più tarda del “nemico” di Giacomo - com’è definito in molti documenti dell’epoca, p.es. le Pseudoclementine - ovvero l’apostata Paolo).
Gli ebioniti furono piuttosto ex nazareni ed ex gnostici, che, con la scomparsa del loro mentore, vollero in qualche modo ‘ritornare all’ovile giudaico’, riabbracciando la fede originaria lasciata per il sincretismo proprio sia dei nazareni che degli gnostici, ma mescolando l’ortodossia giudaica propria dell’essenismo osseano - zelota (quello qumranico, ‘costola’ scismatica dell’essenismo nazareno, per varie ragioni dottrinali, come c'informa sempre il già citato Epifanio: rilettura differente delle scritture mosaiche, dieta vegetariana, rifiuto dei cruenti sacrifici animali, etcetera) col ‘sincretismo magico’ yehoshuano (pur mettendo in chiaro che Yehoshua non voleva riformare nessuna religione, semmai voleva annientarne l’aspetto dogmatico, e dimostrare che Dio non si annida presso templi, sinagoghe, monasteri etc. ma in noi stessi)...
La situazione delle origini era molto più eterogenea di quanto si possa dedurre.
Quindi neanche Smith ce la descrive per intero com’era veramente.
Innanzitutto non erano solo due le correnti e non facevano parte tutte dello stesso movimento...
Diciamo, per semplificare, che le correnti principali erano sostanzialmente tre: paolini (i futuri "cristiani"), ebioniti e gnostici.
E gli esseni nazareni – che stavano completamente fuori (per quanto fosse loro possibile) da queste "diatribe politiche" (più che "religiose") - non erano certo "discepoli" di Gesù (come recitano certe disinvolte frivolezze che si vanno diffondendo ultimamente), né, tanto meno, "cristiani delle origini" (visto che, oltretutto, il cristianesimo a 360° di Nicea era ancora lontano); bensì, al contrario, era semmai Gesù un effettivo esseno nazareno, formatosi sul Monte Carmelo, e poi distaccatosene, pur continuando a frequentare i suoi confratelli sino alla fine (l’episodio dell’ultima cena descritto dai vangeli si svolge proprio nel quartiere esseno nazareno di Gerusalemme)...
Se ne distaccò, probabilmente, senza clamorose apostasie né disastrosi scismi (come invece accadde per gli esseni osseani, ovvero quelli di Qumran - come già ci informa il patrista Epifanio nel IV secolo col suo Panarion), piuttosto per fondare una nuova corrente di pensiero decisamente più sincretista e quindi meno "giudaica" in senso stretto, quasi sicuramente quella scuola gnostica che possiamo definire una diramazione dell'essenismo nazareno stesso, specialmente della sua sostanza egizia e pitagorica.
Forse proprio gli gnostici sono l’unico gruppo fra i tre menzionati che possano vantare una discendenza diretta e autentica dal Nazareno...
Gli ebioniti, invece, sono un gruppo che viene dopo la presunta scomparsa di Gesù; sono stati fondati da Giacomo il Giusto (Yakov Ha-Zaddiq, fratello "di latte" di Gesù, come ci informano alcuni testi di Nag Hammadi, in particolare la prima e la seconda Apocalisse di Giacomo); il quale è considerato erroneamente il primo leader "cristiano" della Storia (erroneamente perché il cristianesimo è un’invenzione molto più tarda del “nemico” di Giacomo - com’è definito in molti documenti dell’epoca, p.es. le Pseudoclementine - ovvero l’apostata Paolo).
Gli ebioniti furono piuttosto ex nazareni ed ex gnostici, che, con la scomparsa del loro mentore, vollero in qualche modo ‘ritornare all’ovile giudaico’, riabbracciando la fede originaria lasciata per il sincretismo proprio sia dei nazareni che degli gnostici, ma mescolando l’ortodossia giudaica propria dell’essenismo osseano - zelota (quello qumranico, ‘costola’ scismatica dell’essenismo nazareno, per varie ragioni dottrinali, come c'informa sempre il già citato Epifanio: rilettura differente delle scritture mosaiche, dieta vegetariana, rifiuto dei cruenti sacrifici animali, etcetera) col ‘sincretismo magico’ yehoshuano (pur mettendo in chiaro che Yehoshua non voleva riformare nessuna religione, semmai voleva annientarne l’aspetto dogmatico, e dimostrare che Dio non si annida presso templi, sinagoghe, monasteri etc. ma in noi stessi)...
Uno dei frammenti del Sepher Ha-Razim rinvenuti presso la Genizah del Cairo nel 1906, che riporta una lettera autografa di Abraham ben-Moshe ben-Maimon (1186 - 1237), ovvero il figlio del grande filosofo e mistico ebraico Moshe ben Maimon o Mosé Maimonide - com'è più noto in Italia... Il Sepher Ha-Razim è precisamente, come recita Wikipedia: <<Un testo di misticismo ebraico ipoteticamente dato a Noè dall'arcangelo Raziel e trasmesso nelle generazioni durante il corso della storia biblica fino a Salomone, per il quale fu grande fonte di saggezza e di presunti poteri magici (...) Sembra quindi essere un'opera di magia ebraica, che insegnerebbe ad evocare gli angeli piuttosto che Dio, a compiere imprese sovrannaturali. Il testo fu inizialmente considerato parte del giudaismo "ortodosso", benché sotto l'influenza dell'ellenismo, ma ora insieme ad alcuni altri scritti è considerato non ortodosso o addirittura eretico dall'Ebraismo moderno (...) Il testo fu scoperto da Mordecai Margalioth, un ricercatore ebreo che studiava testi cabalistici presso la Bodleian Library, durante un soggiorno a Oxford nel 1963 (...) Margalioth pone la data del testo originale ai primi del IV secolo e tardo III secolo dell'era volgare e tale datazione è quasi universalmente accettata (...) È comunque chiaro che questo testo predata non solo i testi cabalistici, inclusi Zohar (XIII secolo), Bahir (anche XIII secolo), ma forse anche il protocabalistico Sefer Yetzirah (IV secolo)...>>
Tornando al Gesù "Figlio di Dio", il concetto di “figliolanza divina” era tipica
farina del sacco di Paolo, ed era stato costruito ad hoc per
compiacere i suoi amici romani: tutti gli imperatori erano “figli di un dio”,
tutti i personaggi, mitici o reali che fossero, delle varie religioni, dalla
più remota India sino alla Roma imperiale, erano “figli di un dio”, pertanto
perché la nuova idea cristiana facesse breccia e conquistasse proseliti tra le
anime mortali, bisognava che il “rabbi” – ebreo, quindi di fede monoteista –
fosse anch’egli “figlio del (suo) Dio”. D’altronde, si sarà detto Paolo, tale
concetto non si distanziava troppo dal pensiero gnostico, il quale dedicava
ampio spazio proprio alla diretta discendenza del pneumatico da
quel dio reale che nessuno conosceva e che era la perfetta antìtesi dello
Yahweh giudaico: contenere in sé la “scintilla divina”, quindi il germe stesso
di Dio, significava poi alla fin fine essere “figli di Dio”. E a questo si può
aggiungere anche il fatto stesso che Gesù si autodefinisse spesso e volentieri
“figlio dell’uomo”, intendendo però se stesso come Seth, il terzo figlio di
Adam Qadmon (letteralmente uomo primordiale, l'Adam delle religioni
monoteiste - da Wikipedia: <<Il
termine "Adam Qadmon" indica un "uomo superno" inteso non
come "uomo" in senso fisico ma come modello ancestrale, celeste,
metafisico da cui avrà poi origine l'umanità della dimensione terrena...>>).
Seth è considerato nella Gnosi ebraica il ponte
ideale tra il divino e l'umano - di costui Gesù (Simon Mago / Dositeo?) doveva essere
l’incarnazione secondo il concetto stesso di scuola sethiana, e il suo compito principale sarebbe dovuto essere quello di liberare - proprio attraverso la Gnosi - la
scintilla divina (l'anima) imprigionata nella gabbia del corpo umano, e quindi nel mondo
materiale. Lo stesso concetto paolino di "santa trinità" che appare per la prima volta
in Matteo canonico:
prima di definirsi quale dogma assoluto nel 220 col patrista Tertulliano, sembra rivisitare, se non ricalcare, la triade gnostica de Le tre stele di Seth (Nag Hammadi), attribuito a Dositeo: il padre Adam, il figlio Seth, e Barbelo, che è una sorta di "spirito santo" in chiave gnostica, e sicuramente ne è la matrice storica...<<Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo...>> (Matteo, XXVIII, 19),
Per quanto riguarda, invece, il “Gesù Mago”, beh
questo non era certo un ‘concetto’: che Gesù fosse mago lo si è sempre saputo,
sia dalla non troppo scarna documentazione dell’epoca, sia da semplicissime
supposizioni che sorgono spontanee da una lettura attenta degli stessi scritti
cristiani (sia evangelici che patristici): il “miracolo” come parola in se
stessa non dice proprio nulla (lat. miracŭlum = “cosa
meravigliosa, evento sorprendente” – deriv. di mirāri =
“ammirare, meravigliarsi”), o piuttosto può avere una gamma vastissima di significati:
p.es. è un “miracolo” se mi capita di vedere un arcobaleno nitido e lucente tra le fronde di Villa Pamphili, è un “miracolo” se vedo un paio di scarpe che mi piacciono dietro una vetrina, è un “miracolo” se tocco un paralitico in sedia a rotelle e quello si mette a fare Mennea, è un “miracolo” se passa un vigile mentre sto in sosta vietata e non
mi mette la multa, etcetera etcetera - e ciò, naturalmente, non significa che io sia il Figlio di Dio; è invece sin troppo ovvio che il “miracolo” cui si
riferiscono i paolini è una tipica operazione magico-esoterica, come ne era
strapieno il mondo dell’epoca.
Due o tre esempi fra i tanti operatori di miracoli del I secolo in Medio Oriente: Hanina ben-Dosa e Apollonio di Tiana, nonché il 90% degli esseni, specie i nazareni del M. Carmelo (e non citiamo Simon Mago e Dositeo perché loro due e Gesù erano assai probabilmente la stessa persona). Come sostengono Lynn Picknett & Clive Prince nel già citato (vedi didascalie introduttive) The Masks of Christ: <<Qualunque sia la spiegazione delle guarigioni, il punto importante per gli scopi attuali è che nessuna di queste pratiche era caratteristica unicamente di Gesù. Di altri all'epoca, sia ebrei sia pagani, si diceva che operassero delle guarigioni e scacciassero i demoni usando esattamente le stesse tecniche. Perciò qualunque spiegazione preferiamo per Gesù - fenomeni reali, psicologici, frutto di ipnosi, folcloristici o falsi - dobbiamo applicarla anche a loro, e viceversa...>>
Celso, lo schiettissimo pagano odiatissimo dai cristiani d'epoca patristica, nel suo Alethès lógos (Discorso vero) del II secolo – una
tra le tante opere fatte opportunamente sparire - come riporta il patrista
Origene (Contra Celsum, 1.6), scriveva di Gesù: << È stato
per magia che egli era in grado di fare i miracoli…>>Due o tre esempi fra i tanti operatori di miracoli del I secolo in Medio Oriente: Hanina ben-Dosa e Apollonio di Tiana, nonché il 90% degli esseni, specie i nazareni del M. Carmelo (e non citiamo Simon Mago e Dositeo perché loro due e Gesù erano assai probabilmente la stessa persona). Come sostengono Lynn Picknett & Clive Prince nel già citato (vedi didascalie introduttive) The Masks of Christ: <<Qualunque sia la spiegazione delle guarigioni, il punto importante per gli scopi attuali è che nessuna di queste pratiche era caratteristica unicamente di Gesù. Di altri all'epoca, sia ebrei sia pagani, si diceva che operassero delle guarigioni e scacciassero i demoni usando esattamente le stesse tecniche. Perciò qualunque spiegazione preferiamo per Gesù - fenomeni reali, psicologici, frutto di ipnosi, folcloristici o falsi - dobbiamo applicarla anche a loro, e viceversa...>>
Il padre ufficiale dello Gnosticismo ebraico del I secolo (e probabilmente lo stesso Gesù), Simone di Samaria (noto in Occidente come Simon Mago), immaginato in un mosaico di scuola bizantina nella Cappella Palatina (1132) del Palazzo dei Normanni a Palermo...
Magia di cui ancora è strapieno il mondo, anche se oggi, a differenza di allora (nel frattempo abbiamo subìto qualche glaciazione cartesiano-illuminista che ha portato noi dinosauri del Pneuma a una drastica estinzione), c’è una certa cautela a parlarne, cautela che all’epoca di Gesù non solo non esisteva, ma anzi sarebbe stata scandalosa se fosse esistita; specie nell’ambiente aristocratico e di cultura ellenistica da cui proveniva quella che molto probabilmente, anzi sicuramente, era la sua vera famiglia, quella di Bethania; la quale, non è difficile capirlo dai nomi e dalle vicende, doveva essere la famiglia del sommo sacerdote Boethus, l'inquietante alessandrino temutissimo dal popolo e imparentato con Erode (tra le sue mogli vi era la bellissima Mariamne, figlia di Shim'on Canthera a sua volta figlio di Boethus).
Riguardo poi la magia cui ci riferiamo parlando sia di Gesù sia del sincretismo magico della Palestina dell'epoca, naturalmente dobbiamo vedere se è la magia cui si riferisce oggi la maggior parte - decisamente ignara - dell'umanità odierna; francamente dubito che gli attuali detrattori del “Gesù Mago” sappiano che cosa sia in realtà la magia: la loro ignoranza in proposito non è certo un mistero, e sinora nessun esperto di magia e di esoterismo – non di storia della magia e dell’esoterismo, ma di magia e di esoterismo - ha mai negato pubblicamente che Gesù fosse un mago…
Sinora, si è assistito unicamente ai penosi e ottusi oltranzismi di parrucconi e portaborse di curia, che neppure credono alle patacche che strenuamente difendono.
Un esempio molto indicativo – e soprattutto molto esilarante – è il benemerito accademico di Oxford (addirittura docente di archeologia classica!), tale Bert Smith, che, riguardo alla scoperta in Egitto della tazza di Chrestòs Mago, ha ingenuamente “suggerito” – nell’ilarità generale, suppongo – che quell’incisione potesse essere <<una dedica, o un dono, fatto da un certo "Chrestos" ad un affiliato religioso chiamato "Ogoistais">> (incredibile!!!)… (come ci informa un post di Zonwu sul Magazine di Scienze del Paperblog.com del 15 agosto 2010). È indubbio che l’egregio professore di Oxford non sapesse neppure di cosa stava parlando...
Poi, relativamente al Gesù Mago perseguitato e condannato dal Sinedrio, quindi lapidato e poi “appeso a un legno” a Lydda <<per aver praticato la stregoneria e per aver sedotto e condotto Israele sulla cattiva strada>> – come riporta il Talmud Babilonese (Sanhedrin, 43.a, 67.a) – non testimonia affatto di un’intolleranza alla magia diffusa tra gli ebrei del I secolo; quella “stregoneria” che fece infuriare il Sinedrio non era la magia in se stessa, cioè quella "sapienza esoterica" - o Gnosi - praticata in genere da tutti i palestinesi (in particolar modo da quegli esseni – sia nazareni che osseani - stimati dal popolo, rispettati dal Sinedrio e protetti dalla famiglia di Erode); bensì quel tipo di ritualistica pagana importata dai "gentili" che, appunto, poteva condurre Israele “sulla cattiva strada”, cioè all’apostasia, e che Gesù tuttavia praticava tranquillamente, alla luce del sole, senza porsi troppi problemi; come conferma, p.es., l’arcinoto episodio della “resurrezione” di Lazzaro (presente nel vangelo segreto di Marco e nel vangelo "quasi canonico" di Giovanni), che si riferisce a un rituale spudoratamente misterico-isideo, tra i più diffusi all’epoca in Egitto (appunto: isideo), terra che Gesù conosceva piuttosto bene, sia per formazione culturale – i nazareni erano strettamente legati ai terapeuti del lago Mareotis, presso Alessandria – e sia per sangue – la famiglia di Bethania, come abbiamo già accennato, con moltissime probabilità era la sua vera famiglia e proveniva proprio dall’Egitto...
Riguardo poi la magia cui ci riferiamo parlando sia di Gesù sia del sincretismo magico della Palestina dell'epoca, naturalmente dobbiamo vedere se è la magia cui si riferisce oggi la maggior parte - decisamente ignara - dell'umanità odierna; francamente dubito che gli attuali detrattori del “Gesù Mago” sappiano che cosa sia in realtà la magia: la loro ignoranza in proposito non è certo un mistero, e sinora nessun esperto di magia e di esoterismo – non di storia della magia e dell’esoterismo, ma di magia e di esoterismo - ha mai negato pubblicamente che Gesù fosse un mago…
Sinora, si è assistito unicamente ai penosi e ottusi oltranzismi di parrucconi e portaborse di curia, che neppure credono alle patacche che strenuamente difendono.
Un esempio molto indicativo – e soprattutto molto esilarante – è il benemerito accademico di Oxford (addirittura docente di archeologia classica!), tale Bert Smith, che, riguardo alla scoperta in Egitto della tazza di Chrestòs Mago, ha ingenuamente “suggerito” – nell’ilarità generale, suppongo – che quell’incisione potesse essere <<una dedica, o un dono, fatto da un certo "Chrestos" ad un affiliato religioso chiamato "Ogoistais">> (incredibile!!!)… (come ci informa un post di Zonwu sul Magazine di Scienze del Paperblog.com del 15 agosto 2010). È indubbio che l’egregio professore di Oxford non sapesse neppure di cosa stava parlando...
Poi, relativamente al Gesù Mago perseguitato e condannato dal Sinedrio, quindi lapidato e poi “appeso a un legno” a Lydda <<per aver praticato la stregoneria e per aver sedotto e condotto Israele sulla cattiva strada>> – come riporta il Talmud Babilonese (Sanhedrin, 43.a, 67.a) – non testimonia affatto di un’intolleranza alla magia diffusa tra gli ebrei del I secolo; quella “stregoneria” che fece infuriare il Sinedrio non era la magia in se stessa, cioè quella "sapienza esoterica" - o Gnosi - praticata in genere da tutti i palestinesi (in particolar modo da quegli esseni – sia nazareni che osseani - stimati dal popolo, rispettati dal Sinedrio e protetti dalla famiglia di Erode); bensì quel tipo di ritualistica pagana importata dai "gentili" che, appunto, poteva condurre Israele “sulla cattiva strada”, cioè all’apostasia, e che Gesù tuttavia praticava tranquillamente, alla luce del sole, senza porsi troppi problemi; come conferma, p.es., l’arcinoto episodio della “resurrezione” di Lazzaro (presente nel vangelo segreto di Marco e nel vangelo "quasi canonico" di Giovanni), che si riferisce a un rituale spudoratamente misterico-isideo, tra i più diffusi all’epoca in Egitto (appunto: isideo), terra che Gesù conosceva piuttosto bene, sia per formazione culturale – i nazareni erano strettamente legati ai terapeuti del lago Mareotis, presso Alessandria – e sia per sangue – la famiglia di Bethania, come abbiamo già accennato, con moltissime probabilità era la sua vera famiglia e proveniva proprio dall’Egitto...
<<Si insegna: Alla vigilia di Pesach appesero Yeshu e il banditore proclamò in giro per quaranta giorni che "(Yeshu) verrà lapidato per aver praticato la stregoneria e per aver sedotto e condotto Israele sulla cattiva strada. Chiunque sappia qualcosa per assolverlo venga avanti e lo esoneri." Ma nessuno presentò nulla per esonerarlo e lo appesero alla vigilia di Pesach. Ulla disse: Si deve forse pensare che dovremmo cercare delle prove che lo esonerino? Egli era un adescatore e Dio disse: "Tu non dargli retta, non ascoltarlo; il tuo occhio non lo compianga; non risparmiarlo, non coprire la sua colpa" (Deuteronomio, 13.9). Yeshu era differente perché era intimo col governo…>>
SANHEDRIN, 43.a
<<I testimoni che lo ascoltano da fuori lo portano al tribunale e lo lapidano. E così fecero a Ben Stada a Lud e lo appesero alla vigilia di Pasqua…>>
SANHEDRIN, 67.a
Frontespizio del Talmud Bavli (Talmud Babilonese) nella edizione di Vilna (Lituania) del 1880-1886, probabilmente quella più comune del TB. Il Talmud Bavli fu redatto tra il III e il V secolo dalle yeshivot (accademie rabbiniche) della Mesopotamia (da qui la definizione "babilonese")... In questo testo sacro dell'ebraismo è contenuto il Sanhedrin, un trattato giuridico civile e penale, nel quale, tra le altre cose, si parla del processo e dell'esecuzione che Yeshu Ha-Notzri (Gesù il Nazareno) subì realmente...
Ora
sarebbe il caso di spiegare l’esatto significato della temutissima parola
“magia”…
<<Pratica e forma di sapere esoterico e iniziatico che si presenta come capace di controllare le forze della natura…>>
Definizione
molto approssimativa ma abbastanza vicina alla verità, direi efficace…
Poi, la Treccani continuerebbe con parole scontate e dal significato alquanto discutibile, ovvero: <<è stata oggetto, in varie culture e nei diversi periodi storici, di valutazioni opposte, ora considerata forma di conoscenza superiore, ora rifiutata come impostura e condannata dalle autorità civili e religiose…>> - A noi interessa quello che era de facto la Magia nel I secolo in Palestina, chiaramente, anche dal punto di vista semantico, pertanto non possiamo certo tener conto di mere “strumentalizzazioni” posteriori che rispecchino ideali e concezioni di altra natura storica, geografica, culturale, sociale, etcetera… E’ un po’ come quando ci imbattiamo in qualche rappresentazione evangelica medievale, con tanto di apostoli muniti di tonsura o chiome abboccolate secondo la moda rinascimentale (e magari col crocifisso al collo), e madonne bionde vestite quasi da clarisse e con un messale stampato sulle ginocchia (anticipare Gutenberg di 1300 anni questo sì che è un vero miracolo! Altro che resurrezioni, guarigioni ed esorcismi...); o, senza andare troppo lontano, quello stucchevole Gesù europeo biondo e con gli occhi azzurri (e già che ci siamo con smartphone, ray-ban e un cheesburger in mano) che satura tutt'oggi l'immaginario collettivo…
Diamo ora un’occhiata a Wikipedia:
<<Con il termine magia si indica una tecnica che si prefigge lo scopo di influenzare gli eventi e di dominare i fenomeni fisici e l'essere umano con la volontà; a tale fine la "magia" può servirsi di gesti, atti e formule verbali, o di rituali appropriati. L'etimologia del vocabolo "magia" (in greco Μαγεία) deriva dal termine con cui venivano indicati nell'antica Grecia i "magi" (Μάγοι), antichi sacerdoti Zoroastriani della Persia…>>
Il Devoto-Oli riporta:
<<Capacità di dominare le forze della natura mediante il ricorso ad arti occulte…>>
E sullo Zingarelli – molto interessante - leggiamo:
<<Dal gr. Magèia, ‘religione, magia’…>> - Già, già, religione e magia collegate semanticamente, è l’unico vocabolario che lo fa… e poi prosegue: <<Arte di dominare le forze occulte della natura e di sottoporle al proprio potere per sfruttare la loro potenza…>>
L’archeologo William G. Dever nel 2005 scriveva:
<<La magia è esattamente ciò che è la religione, o per lo meno ciò che era…>>
Ok. Quindi la magia è in sintesi un qualcosa (“pratica e forma di sapere”, “tecnica”, “capacità”, “arte”) che – come strumento in se stesso o servendosi di altri strumenti – manipola (“controlla”, “influenza”, “domina”) l’energia (“le forze della natura”, “gli eventi e i fenomeni fisici e l’essere umano”, “le forze occulte della natura”). Ne consegue che tutto ciò che partecipa della vita spirituale (che è a sua volta proprio ciò che tiene sotto controllo, determina e gestisce l’energia) è pura e semplice magia. Naturalmente non perderò tempo a spiegare che cosa sia lo spirito. Che non è quella sostanza alcoolica detta anche ‘etanolo’ o ‘alcool etilico’ in cui immergiamo le ciliegie, e neppure quello che si vanta di avere chi sa raccontare barzellette senza suscitare noia o impazienza. La maggior parte di voi indubbiamente lo saprà meglio di me…
Quindi
riprendiamo un attimo Wikipedia sull’etimologia del termine ‘magia’:
<<L'etimologia del vocabolo "magia" (in greco Μαγεία) deriva dal termine con cui venivano indicati nell'antica Grecia i "magi" (Μάγοι), gli antichi sacerdoti zoroastriani della Persia…>>
Zarathustra in un dipinto datato al III secolo e rinvenuto in un tempio mithraico in Dura Europos (nell'attuale Siria)...
Perfetto.
Andiamo a vederci chi erano ‘sti "magi", allora. Intanto, partiamo
dal dato di fatto (direi scontato) che questi sacerdoti del mazdeismo (o
zoroastrismo) persiano non c’entrano un benemerito nulla col cliché del magio
‘iconografato’ in due millenni di tradizione cristiana occidentale.
Naturalmente mi riferisco ai tre re vestiti da Carnevale (oltretutto in genere
raffigurati uno biondo e due afrotipici – cosa piuttosto improbabile, dato che
erano persiani, e di persiani biondi o afrotipici mi sa che se ne vedevano
molto pochi, all’epoca) che, di punto in bianco, un bel giorno decidono di
farsi una passeggiatina di soli 1500/2000 km per andare “ad adorare” il
“messia” di un altro popolo (col quale non vi sono particolari alleanze
politiche o relazioni commerciali), di un’altra religione (certo non quella
cristiana – che giungerà dopo quasi un secolo – bensì l’ebraismo, che
effettivamente per lo zoroastrismo non nutriva grandi stime e simpatie),
scomodandone persino il povero Erode a compiere presunte stragi di bambini che,
stranamente, non sono neppure ricordate dalla Storia; e, oltretutto, dopo
qualche anno tutti questi eventi a dir poco sensazionali non se li ricorda più
nessuno – Gesù, come si evince da una lettura neanche troppo attenta dei vangeli,
circa trent’anni dopo sarà trattato da tutti i suoi connazionali (familiari
compresi) come un folle visionario, certo non come il “messia” ebreo adorato
dai sacerdoti zoroastriani… Me li immagino, gli autori dei vangeli (chiaramente
Paolo e i suoi seguaci) a sbellicarsi dalle risate componendo queste storie che
dire incongrue è un eufemismo…
Ma quindi chi erano ‘sti magi?
Leggiamo ancora su Wikipedia:
<<Secondo Erodoto (I, 101), che elenca i nomi delle sei tribù o caste dei Medi, i magi erano una casta ereditaria di sacerdoti. Essi furono molto influenti nella società meda fino all'unificazione degli imperi Medo e Persiano nel 550 a.C., dopo la quale il loro potere fu ridimensionato da Ciro il Grande e da suo figlio Cambise II. I magi si rivoltarono contro Cambise e sostennero un rivale pretendente al trono, uno dei loro, che prese il nome di Smerdis. Smerdis e le sue forze vennero sconfitti dai Persiani sotto Dario I. I magi continuarono a esistere nella Persia unificata, ma da allora la loro influenza rimase limitata, e fu solo con l'avvento dell'Era Sasanide (226-650) che poterono riacquistare l'antica importanza (…) In Erodoto magos si riferisce alla casta sacerdotale e tribù dei Medi (1.101) e dice che sono abili a interpretare i sogni (7.37) (…) Essi sono anche nominati da Giordano Bruno nel De Magia ove sono definiti come sapienti. La radice proto-indoeuropea magh- sembra abbia espresso il potere o l'abilità, e ha prodotto in greco attico mekhos (cfr. meccanica) e in germanico magan (inglese may), magts (inglese migh)…>>
E
sulla Treccani:
<<Sacerdoti dell’antica religione iranica. Le funzioni originarie dei m. sono discusse, perché la maggior parte delle notizie proviene da autori greci e romani, che si riferiscono a un’epoca relativamente recente. Secondo alcuni i m. sarebbero stati sacerdoti della religione politeistica nella Media, che si sarebbero resi insostituibili anche nello zoroastrismo: lo confermerebbero il dissidio tra i m. e gli Achemenidi (sostenitori dello zoroastrismo), le particolari funzioni attribuite dalle nostre fonti ai m., più conformi a una religione politeistica che non al monoteismo avestico (culto del fuoco e del sole, pratiche divinatorie, esorcistiche ecc.), e la descrizione di Erodoto, che vede in loro un genos (forse «casta sacerdotale») dei medi, soggiogati dagli Achemenidi persiani. Diversi studiosi contemporanei fanno invece valere il fatto che i m. figurano nella maggior parte della documentazione come sacerdoti dello zoroastrismo, che sono stati i codificatori dell’Avesta e che le funzioni di esorcisti, indovini, fattucchieri (onde il nostro termine magia) sono attribuite loro solo da autori greci e romani, i quali conoscevano soltanto i «m. ellenizzati…>>
Maurice Bouisson sosteneva che:
Secondo l’ Accademia Hermetica “Giuliano Kremmerz” di Cortona, la Magia è:<<L’appellativo di mago proveniva da una tribù di origine non ariana che, insieme ad altre tribù ariane, popolò anticamente la Media [...] I magi costituivano la casta sacerdotale. La città di Hagmatana, l’odierna Hamdan, veniva chiamata dai greci Ebactana-dei-magi. Di questa casta facevano parte indovini, astrologi, interpreti di sogni, aruspici"…>>
<<Parola unica nel linguaggio umano, sebbene oggi caduta in discredito, atta ad indicare un particolare stato di coscienza separato o sospeso fra la vita e la morte, in cui la coscienza allargata abbraccia la sintesi dell'Essere. L'operatore può raggiungerlo tramite adatti mezzi spirituali, variamente tramandati nelle tradizioni d'Occidente e d'Oriente. “Stato di Mag”, appunto, diceva Kremmerz, secondo antichi idiomi estasi o trance, vissuta passivamente dal mistico ma attivamente dal mago, il quale vi opera onde realizzare il pensiero in atto…>>
Giuliano Kremmerz (1861 - 1930) - Da Wikipedia: <<fu uno studioso di ermetismo che a cavallo fra XIX e XX secolo ne divulgò le teorie al vasto pubblico degli studiosi di esoterismo e, per incentivarne la pratica sperimentazione, fondò la Schola Philosophica Hermetica Classica Italica - Fratellanza Terapeutico-Magica di MIRIAM (o MYRIAM), costituita su modello delle antiche fratellanze isiache egiziane e degli antichi culti misterici>>...
E
dal blog christusveritas.altervista.org:
<<Il termine magia deriva dal greco «magheia», che significa scienza, saggezza; i magi erano gli antichi sacerdoti persiani. Anche il Nuovo Testamento parla di maghi e magia: i Magi che secondo il racconto di Matteo (cfr. Mt 2,1-12), si recano alla ricerca del Bambino Gesù guidati dalla stella, non sono però maghi nell’accezione moderna del termine, ma piuttosto scienziati o sapienti…>>
http://christusveritas.altervista.org/definizione_magia.htm
Ma
la migliore definizione della magia – e anche quella più competente, e quella
decisamente più completa – che abbia trovato sinora sul Web, la dà lo splendido post di Paolo Franceschetti sul
suo paolofranceschetti.blogspot.it:
<< La magia è l’arte di modificare la realtà. Israel Regardie scrive che “la magia è l’arte di applicare cause naturali per produrre effetti sorprendenti”. Crowley diceva che “lo scopo generale della magia è influenzare il mondo dietro le apparenze, per poter trasformare le apparenze stesse”. Robert Canters, nella sua prefazione a "Storia della magia" scrive che "per mezzo della magia le cose cessano di essere ciò che sono per divenire ciò che noi desideriamo che siano". Il mago non è un tizio vestito in modo strambo che fa uscire un coniglio dal cilindro. Il mago è colui che riesce a modificare la realtà attorno a sé, facendo prendere agli avvenimenti la piega che vuole lui. Come si ottiene la modificazione della realtà?Con l’evocazione di angeli, la recitazione di formule, con la forza di volontà, con procedimenti e riti particolari. In realtà il mago non fa né più né meno che quello che fanno quasi tutte le persone, ad eccezione degli atei e dei materialisti convinti: il cattolico si recherà a Lourdes o invocherà Padre Pio, l’induista praticherà forme di meditazione (sono strabilianti i “miracoli” compiuti dagli Yogi orientali), il buddhista reciterà dei mantra, altri ritengono di avere un contatto coi propri defunti, ecc. La differenza è che il mago chiama la sua arte “magia”, appunto, mentre il buddhista parlerà di “legge mistica”, l’induista parlerà di poteri yogici, il cattolico dirà che ha ricevuto la grazia dalla Madonna, San Gennaro, Padre Pio, ecc. e spesso discorre di miracolo ritenendo ottusamente che i miracoli li possa fare solo la Madonna, e non sapendo che la produzione di eventi eccezionali è assolutamente normale presso la maggior parte delle comunità etniche nel mondo. Ulteriore differenza è che il mago, oltre alle invocazioni di entità superiori, userà qualsiasi altro strumento, connesso alla forza di volontà e all’arte magica in generale. In definitiva possiamo dire che la differenza di fondo tra magia e religione è che il mago studia questi fenomeni in modo scientifico, mentre il cattolico o il buddhista in linea di massima sono inconsapevoli di quello che fanno e se gli dici che l’invocazione della Madonna o la recitazione del Daimoku o dell’Om Mani Padme Hum, dell’Om Namah Shivaya, ecc. sono atti magici si offendono pure e pensano che tu stia bestemmiando...>>
Eccola,
signore e signori, questa è proprio la Magia!!! Ottimo Franceschetti…
Tornando
al Gesù Mago di Morton Smith, certamente si tratta di un’opera
esegetica fondata ed elaborata più sull’aspetto storico e filologico che su
quello filosofico, pertanto è solo un piccolo passo avanti lungo la strada per
‘sprovincializzare’ la rozza ed incolta opinione comune che ci mostra un Gesù
cattolico e una Magia satanica, ma è stato indubbiamente il primo passo
avanti; e, soprattutto, è stato il passo giusto per ‘sdoganare’ il povero
Nazareno da visioni completamente distorte di quello che era realmente: da un
lato il solito Cristo pacchiano dei vangeli – che già di per sé cozza con lo
stereotipo ecclesiastico - e dall’altro, quale patetica alternativa, un Cristo
ridipinto con le stigmate del moderno leader di sinistra (sic!) un po’
‘frikkettone’ e un po’ ‘radical’, un po’ Jesus Christ Superstar e un po’
Zeffirelli… Grazie a Morton Smith, si è iniziato a riosservare più
oggettivamente e quindi a ridimensionare non solo Gesù e la sua storia
personale e pubblica, ma anche quell’idea piena di luoghi comuni, assolutamente
arbitraria ed erronea, ‘baconiana’, della Magia, idea che è stata poi il
preludio alla revisione – se non proprio annullamento – del concetto di
Spirito, da Cartesio in poi, e quindi in tutta la Modernità, sino ad oggi –
anche se, negli ultimi tempi, grazie alla New Age (quella seria, non le
pacchianerie volgari, catastrofiste e venali che abusano impropriamente della
definizione “new age”) e soprattutto alla Quantistica, si sta attuando una vera
e propria renaissance dello Spirito e quindi della magia e del
misticismo, secondo il loro significato più autentico...
Una
prova decisiva a favore del Gesù Mago – e quindi anche del Gesù storico - è
stata senz’altro la scoperta, effettuata da un team di scienziati guidati dal
celebre archeologo Franck Goddio, co-fondatore dell' Oxford Center of Maritime
Archaeology, nel maggio del 2008, nei pressi dell’antico porto di Alessandria,
in Egitto, di una tazza ‘rituale’ datata tra il II secolo a.E.C. e il I secolo E.C.,
che riporta un’incisione: ΔIA XPHCTOY O ΓOICTAIC, ovvero: ΔΙΑ ΧΡΗΣΤΟΥ Ο ΓΟΙΣΤΑΙΣ, ovvero: dia chrestou o goistais (letteralmente “da/per Chrestòs il Mago”). Quest’oggetto - benché in Italia la notizia circoli
pochissimo, per ovvi ostracismi cattolici – è considerata ufficialmente il
primo riferimento storico a Cristo - o piuttosto a Cresto, come viene riportato
sulla tazza e come in realtà veniva chiamato dai suoi contemporanei (vedi
Tacito e Svetonio, p.es.). E proprio su questa insignificante vocale, cioè
sulla differenza tutt’altro che superflua tra Cristo e Cresto, è subito esplosa
la diatriba tra studiosi (abbiamo citato prima il simpatico episodio del
docente di Oxford), ed è tuttora in corso il relativo dibattito. In ogni caso è
sin troppo ovvio che l’incisione sulla tazza si riferisca al ben noto Yehoshua
Ha-Notzri, asceta e mago della Palestina del I secolo EC, tra i più grandi
asceti e maghi della storia umana…
La tazza di Chrestòs il Mago ritrovata in Egitto nel 2008 in una foto tratta da un newsblog tedesco, grenzwissenschaft-aktuell, inserita in un post di Christoph Gerigk intitolato Streit um Christus-schale von Alexandria (19 settembre 2008)...
A
proposito del dibattito in corso sulle differenze tra la parola Chrestòs e
la parola Christòs: io personalmente non posso che schierarmi senza
indugi con la corrente che sostiene che sino al Concilio di Nicea a Gesù veniva
assegnato l’attributo “Chrestòs” e non “Christòs”.
Per due semplici ragioni: la prima, che Gesù non aveva nulla a che fare con il movimento messianico giudaico (era “figlio di Giuseppe”, non “figlio di David”, quindi semmai era legato al tahebismo samaritano, non al messianismo giudaico), e l’unzione con olio del Meshiah giudaico generalmente avveniva in modo ben diverso dall’unico episodio di unzione che appare nei vangeli, cioè quello di Bethania, che – guarda caso – incontra il disappunto di alcuni apostoli. Se fosse stato davvero designato dal popolo giudeo come Meshiah, gli apostoli non avrebbero avuto quella reazione, tutt’altro; oltretutto, se Paolo di Tarso ha abusato della fama di Gesù per inventare il cristianesimo, facendo spudoratamente ‘copia-e-incolla’ dei più diffusi miti pagani dell’epoca, senza correre il rischio di venir linciato dai Giudei, è proprio perché Gesù non aveva nessun collegamento col giudaismo – se così fosse stato, Paolo – giudeo egli stesso - sarebbe stato fatto letteralmente a pezzi dagli zelanti messianisti (all’epoca erano vivi e vegeti, e pericolosi, più che mai – Masada è ancora lontana) per aver osato profanare uno dei capisaldi della Torah, appunto il Meshiah…
La seconda ragione è che, appunto, essendo un mago con fortissimi legami con la tradizione egizia, non poteva che essere un chrestòs, dal greco chraomai, letteralmente ‘gentile, buono, utile, adatto, abile, idoneo’, che era però un termine tecnico utilizzato contestualmente all’iniziazione misterica e...
...Dal più che eccellente Il Christo Serpente. Cristianesimo e misteri antichi. – Parte II, di Musashi, nel sito del Centro Studi La Runa, che merita indubbiamente una visitina:
Per due semplici ragioni: la prima, che Gesù non aveva nulla a che fare con il movimento messianico giudaico (era “figlio di Giuseppe”, non “figlio di David”, quindi semmai era legato al tahebismo samaritano, non al messianismo giudaico), e l’unzione con olio del Meshiah giudaico generalmente avveniva in modo ben diverso dall’unico episodio di unzione che appare nei vangeli, cioè quello di Bethania, che – guarda caso – incontra il disappunto di alcuni apostoli. Se fosse stato davvero designato dal popolo giudeo come Meshiah, gli apostoli non avrebbero avuto quella reazione, tutt’altro; oltretutto, se Paolo di Tarso ha abusato della fama di Gesù per inventare il cristianesimo, facendo spudoratamente ‘copia-e-incolla’ dei più diffusi miti pagani dell’epoca, senza correre il rischio di venir linciato dai Giudei, è proprio perché Gesù non aveva nessun collegamento col giudaismo – se così fosse stato, Paolo – giudeo egli stesso - sarebbe stato fatto letteralmente a pezzi dagli zelanti messianisti (all’epoca erano vivi e vegeti, e pericolosi, più che mai – Masada è ancora lontana) per aver osato profanare uno dei capisaldi della Torah, appunto il Meshiah…
La seconda ragione è che, appunto, essendo un mago con fortissimi legami con la tradizione egizia, non poteva che essere un chrestòs, dal greco chraomai, letteralmente ‘gentile, buono, utile, adatto, abile, idoneo’, che era però un termine tecnico utilizzato contestualmente all’iniziazione misterica e...
<<indicava la distruzione della natura inferiore, il raggiungimento dello stato di immortalità individuale, il termine cioè dei Piccoli Misteri. Esotericamente si riferisce a colui che è passato per la seconda nascita, che ha eternalizzato sé stesso nel proprio agathodaimon, genio individuale. Tale termine corrisponde esattamente all’egiziano unnefer (“sempre fiorente”), nei misteri egiziani; Osiride era unnefer, parola che in greco, come ad esempio fa Plutarco, viene tradotto appunto con “Chrestòs”. Attraverso l’ellenismo infatti il termine passò a designare l’adepto realizzato anche di altri misteri (egizi, caldei ecc.)…>>
...Dal più che eccellente Il Christo Serpente. Cristianesimo e misteri antichi. – Parte II, di Musashi, nel sito del Centro Studi La Runa, che merita indubbiamente una visitina:
Conclusione.
Yehoshua Ha-Notzri, o Gesù il Nazareno se preferite, era semplicemente un uomo
del suo tempo e della sua terra. E questa è una cosa molto importante, anzi:
fondamentale, che non potremo in realtà mai capire, se ci ostiniamo a
osservarlo con gli occhi dell’occidentale del XX secolo, o, in ogni caso, se
non proprio del XX secolo, per lo meno dell’occidentale che si è formato su
quattro vangeli che neanche per mezza virgola ci raccontano che cosa accadeva
nella terra di Gesù e in quel preciso periodo storico.
Quando si leggono i vangeli bisognerebbe tenere nell’altra mano Antichità Giudaiche o Guerra Giudaica di Giuseppe Flavio e magari anche il Talmud, per farsi almeno un’idea della Palestina del I secolo.
Quando si leggono i vangeli bisognerebbe tenere nell’altra mano Antichità Giudaiche o Guerra Giudaica di Giuseppe Flavio e magari anche il Talmud, per farsi almeno un’idea della Palestina del I secolo.
Leggendo
i vangeli, si ha proprio l’impressione netta che anziché informare
disinformino. E non è certo difficile accorgersi che non solo gli stessi
evangelisti hanno voluto ricostruire un’altra storia, ma anche che gli stessi
vangeli son stati rimaneggiati decine e decine di volte, nel corso dei secoli,
come infatti dimostrano le varie analisi chimiche e filologiche cui son stati
sottoposti nell’ultimo secolo.
Per
essere più precisi, riporto – e con questo concludo – un estratto da Ufo
- i codici proibiti di Alfredo Lissoni, Edizioni MIR, Italia,
2003:
Alfredo Lissoni in una foto presa dal sito croponline.org...
<<Il cristiano che si avvicina per la prima volta alla Bibbia generalmente ignora che di quest'ultima esistano ben ottantamila diverse traduzioni e manipolazioni (il "Codex Vaticanus" scoperto nel 1844 nel monastero di S. Caterina sul Sinai contiene non meno di sedicimila correzioni, dovute ad almeno sette correttori); che papa Giovanni XXIII in passato denunziò pubblicamente l'enorme confusione nata da tutte queste manipolazioni (…) Il cristiano praticante molto spesso non sa nemmeno che non esiste il testo originale della Bibbia (di nessuno dei 45 libri dell'Antico Testamento e dei 27 del Nuovo si possiede il manoscritto originale), ma se ne hanno solo versioni "di seconda mano", peraltro assai diverse dal "corpus" religioso ebraico (basato principalmente sulla "Torah"); o che la divisione in capitoli e versetti che trovate nei Testi Sacri risalga al cardinale inglese Stephan Langton, che se la inventò nel XII secolo, basandosi sulla traduzione latina della Bibbia greca ad opera di S. Gerolamo (la "Volgata" del 406, rivista mille anni dopo dai benedettini); o ancora che l'Apocalisse (…) sia stata riconosciuta come canonica solo nel 1545 dal Concilio di Trento, dopo moltissime diatribe e che tuttora numerose chiese orientali autonome ed indipendenti da Roma continuino a rifiutarla; essa, secondo quanto non può fare a meno di ammettere la Sacra Bibbia nella versione di padre Bonaventura Mariani (Garzanti, 1964) “si presentava sotto la forma di un messaggio epistolare indirizzato alle chiese dell'Asia per premunire i fedeli di fronte alle minacce di una persecuzione imminente”, ovvero l'aggressione romana, che da Occidente si stava spostando ad Oriente. Fu S. Agostino, secoli dopo, a spacciarla come una profezia degli anni a venire. Altro che fine del mondo!...>>
(6 luglio 2013)
jun-zi guan
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